L'Europa si presenta frammentata sul fronte previdenziale. Il direttore del CEPRA (Center of Economic and Political Research on Aging), Vincenzo Galasso ci spiega perchè.
I primi sistemi pensionistici risalgono ai tempi dell'epoca di Bismarck (fine dell'Ottocento) e nei paesi anglossasoni dopo il Beveridge report, emanato al termine della seconda guerra mondiale. Ecco perchè si può parlare di sistemi pubblici Beveridgean e Bismarckian. I primi sono tipicamente i paesi anglossasoni, ma anche gli Usa e la Danimarca, hanno seguito la tradizione delle poor laws, per assicurare un livello minimo di reddito agli anziani, spesso non correlato ai contributi versati durante gli anni di vita lavorativa. Tendenzialmente non rispondenti alle esigenze di risparmio previdenziale dei lavoratori più abbienti, i paesi anglossassoni hanno facilitato l'accesso ai mercati finanziari con un secondo pilastro a capitalizzazione. Pertanto, meno intervento pubblico e maggior ricorso a formule complementari.
Nell'Europa Bismarckian (Italia, Francia, Germania, Polonia, ecc.) invece, incontriamo tendenze diverse. Qui è lo Stato ad assicurare i contribuenti anziani una pensione, dal rapporto alto tra precedente reddito da lavoro e pensione assegnata. Ne consegue che in questi paesi le forme pensionistiche complementari sono meno sviluppate.
Cosa va e cosa no
Entrambe le tipologie presentano pregi e criticità. I Beveridgean, che abbiamo detto garantire sostegni previdenziali sostanzialmente slegati dai contributi, sono detti a prestazioni definite e tendono a redistribuire i benefici dai lavoratori ad alto reddito a quelli a basso. Tuttavia, spesso queste redistribuzioni non sono sufficienti a finanziare pensioni adeguate per gli anziani dal minor reddito, ottenendo così un alto livello di povertà tra gli anziani. Dall'altro lato, però, essendo costruiti su un primo pilastro a schema ripartizionale e un secondo pilastro a capitalizzazione, riducono i rischi tipici di entrambi i sistemi.
I sistemi pubblici di tipo Bismarckian sono invece più generosi e hanno spese e contributi previdenziali più alti. Qui, il fatto positivo è che si riduce l'esposizione al rischio di povertà tra gli anziani. Ma gli elevati contributi pensionistici hanno degli effetti distorsivi sul mercato del lavoro, perchè percepiti più come un'imposizione fiscale che non un premio in prevsione del futuro pensionamento. Il professore Galasso spiega che per arginare il problema sono stati presi diversi accorgimenti per mutare il calcolo dei benefici previdenziali, come il passaggio da un sistema a prestazioni definite a uno con i contributi definiti. Il nostro Paese è tra questi.
Oggi, tutti stanno fronteggiando assestamenti, a fronte di un invecchiamento progressivo demografico. Tuttavia, la diversità di queste dinamiche delle popolazioni fanno sì che le divergenze tra paesi sussistano ancora.
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