I giapponesi non sono un popolo che è avvezzo al lamento o che perde tempo, e la loro storia lo dimostra. Subito dopo il terribile tsunami dell’11 marzo scorso, sono stati capaci di ricostruire in soli sei giorni un’intera autostrada sventrata dal sisma. Appare quindi piuttosto logico che anche l’economia del paese stia cercando con forza di prendere la strada della ripresa. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 25 luglio e calcolato in euro) ha infatti guadagnato circa il 4,7%, portando a -6,9% la performance da inizio anno.
Un piano più forte
Lo scorso 25 luglio, il Parlamento giapponese ha approvato una manovra extra da 2 mila miliardi di yen (25 miliardi di dollari) per aiutare le imprese e favorire la ricostruzione post-terremoto. A maggio, infatti, era già stata approvata una manovra extra da 4 mila miliardi di yen. Inoltre, sembra essere in cantiere una terza manovra da 10 mila miliardi di yen, appoggiata a livello bipartisan. Il governo stima il costo dei danni del terremoto in 16.900 miliardi di yen .
Dati macro migliori delle attese
Anche attraverso la lente macroeconomica si nota come qualcosa stia cambiando in positivo. A giugno si è registrata una flessione dell’1,6% delle esportazioni giapponesi, in deciso recupero dal -10,3% del mese precedente. Il dato risulta decisamente migliore delle attese che erano di un -4,1%. La ripresa delle esportazioni ha portato a un surplus della bilancia commerciale a giugno pari a 70,7 miliardi di yen dal deficit di 853,7 miliardi del mese precedente (il consensus era -149 mld).
Settore farmaceutico sotto i riflettori
A metà luglio c’è stato un nuovo shock in Giappone: la scoperta di carne di manzo contaminata da cesio radioattivo finita in negozi e ristoranti del paese. Il manzo, proveniente da animali di una fattoria dell’area della centrale di Fukushima, che aveva peraltro superato i test sulla radioattività esterna, registrava livelli di cesio radioattivo fino a sei volte superiori agli standard di sicurezza giapponesi. Solo un mese fa furono rinvenuti livelli fuori legge di sostanze radioattive nelle foglie di tè di una piantagione a 320 chilometri dall’impianto nucleare di Fukushima: un segnale del fatto che la contaminazione si è estesa più lontano di quanto si pensava inizialmente.
È probabile che la tragedia nucleare spinga ancora di più un settore già caldo: l’Healthcare. “Quello sanitario è un comparto trainante”, commenta Taizo Ishida, gestore del fondo Matthews Japan (non disponibile in Italia) per Matthews International Capital Management, in una nota per Morningstar. “Basta pensare che in Giappone la spesa sanitaria è attualmente pari al 9% del Prodotto interno lordo, contro il 18% degli Usa”. A parte la maggior richiesta di controlli sanitari e di sicurezza giapponese, è comunque un fenomeno riscontrabile in gran parte dei paesi asiatici. “Il costante invecchiamento della popolazione, assieme alle nuove malattie legate allo stile di vita, farà innalzare la spesa sanitaria. Insomma, c’è ampio spazio per la crescita del settore”, conclude Ishida.
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