Presi nel mezzo della tempesta dei mercati, i titoli finanziari continuano ad imbarcare acqua. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino al 26 settembre e calcolato in euro) ha perso l’1,3%, portando a -22,7% la performance da inizio anno. Andamenti inevitabili per un comparto sensibile agli umori della congiuntura mondiale e che deve fare anche i conti con la crisi del credito in Europa.
Le banche Ue e il rischio default
Sotto i riflettori ci sono soprattutto le banche europee, anche perché sono quelle che hanno in cassaforte una parte consistente dei debiti dei paesi più a rischio default del vecchio continente. Secondo un’elaborazione di Morningstar (che si basa su documenti societari, presentazioni agli analisti e risultati trimestrali), l’istituto che detiene la maggior parte di bond dei cosiddetti Piigs (l’acronimo con cui si indicano gli stati che potrebbero andare in bancarotta: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) in rapporto al Core Tier 1 (una misura del patrimonio principale di una banca) è l’iberico Banco Bilbao Vizcaya Argentaria con un dato vicino al 250%. A seguire c’è Intesa Sanpaolo (che non arriva al 200%). Poche posizioni più indietro ci sono il Banco Popular Espanol e Unicredit (che sfiorano il 150%). “Le banche europee non sembrano trovare pace”, spiega uno studio firmato da Michael Hodel, analista di Morningstar. “Come se il rischio default di alcuni paesi non fosse sufficiente, a complicare le cose ci si è messo lo scandalo delle operazioni illecite di un trader di Ubs, che ha limato ulteriormente la fiducia nel settore finanziario. Questi elementi dimostrano che il segmento bancario sta diventando sempre più difficile da gestire”.
La Banca centrale europea ha cercato ancora una volta di metterci una pezza. Per rispondere alle voci che volevano gli istituti del Vecchio continente in difficoltà ad ottenere prestiti in dollari a causa delle scarse garanzie che sembrano offrire in questo momento, l’istituto di Eurolandia, di concerto con la Federal Reserve ed altre autorità monetarie hanno deciso di aprire linee di credito a breve termine in valuta americana destinate alle banche europee.
La misura si è rivelata una medicina di breve durata: gli eventi di queste ore, con il default pilotato della Grecia per evitare una crisi più generale, infatti, stanno rimettendo tutto in discussione. “Sembra che ogni settimana – e a volte ogni giorno – il mercato oscilli da una visione positiva ad una negativa”, continua l’analista. “In una situazione del genere è difficile prendere una posizione strategica sul comparto bancario. Il pericolo più grande, in ogni caso, resta quello di un dafault statale. Per banche molto esposte, come ad esempio Intesa, questo significherebbe una pesante svalutazione di alcuni asset in portafoglio che richiederebbe una qualche forma di ricapitalizzazione”.
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