Un vecchio adagio di Borsa recita che il denaro, quando è spaventato, non vince. E di motivi per avere paura quest’anno i soldi e chi li investe ne hanno avuti parecchi. In ordine sparso: i moti in Medio oriente con gli effetti sull’andamento del prezzo del petrolio; il terremoto e l’allarme nucleare in Giappone; la situazione di stallo negli Stati Uniti sulla questione del tetto del debito e il conseguente declassamento dei bond governativi; la crisi delle obbligazioni in Europa e l’adozione di misure di austerità per combatterla.
La crisi è sempre dietro l’angolo
Eppure, alla fine del 2010 gli analisti sembravano avere pochi dubbi. La maggior parte dei report prodotti dalle case di investimento dicevano che i dati macroeconomici erano stati, in generale, migliori delle attese degli operatori. “Questa tendenza ha portato le case di investimento a rivedere al rialzo le stime per il 2010 e per il 2011”, spiegava a dicembre dell’anno scorso uno studio di Andy Bunner, analista di Morningstar. In pratica, veniva data per scontata un’accelerazione dell’attività congiunturale, anche se c’era qualche timore legato alla situazione del debito nella zona euro e ad alcune decisioni in ambito fiscale che saranno prese negli Stati Uniti.
“La semplice verità che molti sembrano aver dimenticato è che le crisi sono imprevedibili”, spiega uno studio firmato da Brett Fingerhut, analista della società di consulenza Investor Solution (IS). “In un mondo complesso come quello di oggi è difficile, se non impossibile, capire quando e dove si verificheranno delle situazioni che metteranno in crisi i mercati”. Solo pochi mesi fa, ad esempio, si parlava di come stava facendo bene la Germania, nonostante la crisi del debito nel Vecchio continente e i timori di un rallentamento globale. Nel terzo trimestre dell’anno l’indice Msci Germany (calcolato in euro) ha perso il 25,5%.
Calma e diversificazione
“La buona notizia è che dagli shock e dalle crisi possono emergere interessanti opportunità di investimento”, continua Fingerhut. “Soprattutto per chi ha la pazienza di ribilanciare spesso il proprio portafoglio, ha una visione di lungo periodo e non si pone confini a livello geografico”.
Prima, però bisogna sviluppare alcune abilità. La prima è quella di saper leggere fra le righe di quello che scrivono i banchieri centrali, i veri macchinisti dell’andamento economico mondiale. La maggior parte degli istituti monetari oggi dicono che, per riconquistare la crescita congiunturale, ci vuole anche un po’ di inflazione. “Giusto”, dice l’analista. “Il problema è che molti investitori tendono a dimenticare che l’aumento dei prezzi al consumo alla fine incide sui guadagni che hanno realizzato in Borsa. Soprattutto se hanno un portafoglio rigido, che non si adatta al nuovo scenario inflattivo. In un momento come questo, caratterizzato anche da problemi a livello governativo, è importante avere il giusto bilanciamento fra azioni ed obbligazioni”.
Il secondo suggerimento è quello di non lasciarsi spaventare troppo dagli avvenimenti che accadono intorno nel mondo e, soprattutto, da come vengono raccontati dai media. “Aspettiamo ancora il giorno in cui giornali e televisioni diranno che le azioni e i bond hanno una valutazione equa e che i listini si stanno muovendo in maniera corretta”, dice lo studio di SI. “Gli investitori dovrebbero restare fedeli alle loro strategie di lungo periodo e lasciar perdere gli elementi sconosciuti. Per questo è importante avere un portafoglio che, se ben diversificato, riduce la volatilità”.
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