Negli ultimi 10 anni l’indice S&P 500 non ha mostrato un grande stato di forma. Dall’inizio del 2001 (fino al 28 novembre 2011), il paniere principale di Wall Street ha guadagnato solo il 2,5% (annualizzato) in mezzo a una forte volatilità. Nello stesso periodo i bond più sicuri hanno dato un rendimento del 5,7% mostrando movimenti al rialzo e al ribasso meno marcati.
Oggi, tuttavia, le prospettive per il benchmark americano sono più rosee. Alla fine del mese scorso l’indice aveva raggiunto lo stesso livello della fine del 1998. Rispetto ad allora e negli ultimi 10 anni, tuttavia, le società che fanno parte del paniere sono migliorate considerevolmente. Si stima che i profitti nel 2011 raggiungeranno livelli che non si vedevano da prima della crisi. E il rendimento dei dividendi delle società quotate nel listino sarà più alto dello yield del T-bond decennale. Un evento raro che depone a favore delle azioni.
Ma allora, perché l’equity americano sta soffrendo ultimamente? Una risposta è nell’andamento dell’economia che, soprattutto nel primo semestre di quest’anno, ha fatto pensare che si potesse arrivare di nuovo a una recessione. Tuttavia, almeno dal punto di vista dei fondamentali, le aziende Usa sono in una posizione migliore per gestire un rallentamento della congiuntura rispetto a tre anni fa. Da allora, infatti, le società americane hanno ridotto i debiti e aumentato i flussi di denaro. Le valutazioni, in questo scenario, sono interessanti? Un metodo per saperlo è guardare i dati relativi agli Etf.
Molti replicanti azionari seguono indici che indicano l’andamento di determinati mercati regionali, settori azionari o altro. I portafogli degli Etf sono trasparenti e aggiornati quotidianamente dagli emittenti. Grazie all’accuratezza di questi dati, gli analisti di Morningstar sono in grado di calcolare il valore obiettivo di un determinato replicante partendo da quello delle azioni che ne compongono l’indice di riferimento. Per capire qualcosa di più sulle valutazioni del mercato Usa, quindi, abbiamo analizzato un paio di Etf che fotografano l’andamento dei titoli americani.
Dow Jones Industrial Average: buona qualità a prezzi bassi
Alla fine di novembre l’Etf SPDR Dow Jones Industrial Average aveva un valore obiettivo di 136 dollari americani contro un prezzo reale di 116 dollari (i nostri analisti coprono tutti i titoli presenti nel paniere qundi riusciamo ad avere un target price per ogni azione). Il Dow contiene solo i titoli delle aziende più grandi e il 71% di queste sono società che hanno un grande vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti (il cosiddetto economic moat). Questo significa che l’Etf è formato da un portafoglio di imprese di ottima qualità. Uno sguardo veloce ai nomi che fanno parte del paniere rivela che Morningstar dà il rating più alto a 3M, Exxon, Cisco System, GE e poche altre società. Un giudizio di cinque stelle significa che l’azione tratta a sconto rispetto al suo obiettivo di prezzo. Altre big corporate come Coca Cola, Verizon e Wal Mart, secondo le nostre analisi hanno valutazioni più vicine al target price (e quindi un rating di tre stelle), mentre attualmente non ci sono titoli con una o due stelle (cioè sopravvalutati). Vale la pena notare che nell’indice non sono compresi i settori dei trasporti e quello delle utility ed è in sottopeso il comparto finanziario. Come detto prima, inoltre, non sono rappresentate società a piccola e media capitalizzazione. Quindi per capire come stanno andando queste aree di mercato bisognerà affidarsi ad altri benchmark. A questo proposito, osservando gli strumenti dedicati a questi asset si nota come le mid e small cap non sono così a sconto come le blue chip, ma hanno in media uno sconto dell’8% rispetto agli obiettivi di prezzo.
L’S&P500 tratta a sconto
Gli analisti di Morningstar coprono il 98% delle società quotate sull’S&P500 e replicate dall’SPDR S&P500. A fine novembre questi titoli venivano trattati con uno sconto del 19% rispetto alle nostre valutazioni. In questo indice la parte del leone la fanno grandi società multinazionali come ExxonMobile, Apple e Microsoft. Tre aziende che, secondo le nostre valutazioni, sono trattate a sconto. In questo caso bisogna sottolineare che l’indice S&P500, anche se è considerato un buon termometro per capire lo stato di salute del mercato americano, è formato da società che, mediamente, ricavano il 45% dei loro guadagni all’estero. E nonostante la mancanza di small e mid cap rappresenta circa l’80% del valore totale del mercato Usa.
Per concludere, le basse valutazioni di Wall Street rappresentano una buona opportunità di investimento. Soprattutto per quegli investitori che vogliono aumentare l’esposizione al mercato Usa orientandosi sui nomi più conosciuti e di maggiore qualità. Queste aziende possono essere anche una buona scelta per chi ha lasciato questo asset di investimento durante la crisi finanziaria e non è riuscito ad approfittare dei momenti di rimbalzo.
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