Il flusso di denaro sui fondi d’investimento in arte a livello globale cresce. La stima ha raggiunto a fine 2011 960 milioni di dollari americani, più dei 760 milioni del 2010, con la commercializzazione di molti nuovi fondi negli ultimi tre mesi. Questi sono i dati rilevati da una ricerca di Deloitte Luxembourg, realizzata con il supporto degli analisti londinesi di ArtTactic. Ad oggi, sono operativi 44 tra fondi e trust d’investimento in arte, 21 dei quali in Cina e almeno 8 nuovi fondi sono in lancio in Lussemburgo, Stati Uniti, Svizzera e Singapore. La Cina guida la crescita con fondi e fiduciarie che raccolgono più di 320 milioni di dollari nel 2011 e 300 milioni sono in arrivo per il 2012. Segue l’America Latina con i suoi due fondi Artemundi e il Brazilian Golden Art Fund che nell’ultimo biennio hanno raccolto 100 milioni di dollari.
L’ultimo round dell’arte
Il mercato mondiale degli art fund, negli ultimi dieci anni, ha proceduto per cicli. Il terzo riguarda proprio questi ultimi anni e si compone dei pochi superstiti delle due fasi precedenti, incluso lo storico Fine Art Fund di Londra che dal 2004 ha lanciato quattro nuovi fondi, l’Art Photography Fund austriaco del 2008 e il fondo texano del 2005, il Collectors Fund. Questi fondi che hanno resistito nel tempo e soprattutto alla crisi del 2008-2009 sono la dimostrazione della percorribilità dell’arte come un’asset class alternativa. Infatti, negli ultimi tre anni ne sono sorti altri: l’Artemundi nel 2009, il Dyonisos Art Fund, specifico sull’arte antica, sempre nel 2009, e il Brazilian Golden Art Fund nel 2011. Insieme, l’ammontare della raccolta di denaro è di 340 milioni di dollari, più di un terzo della raccolta complessiva.
Le sfide ancora irrisolte
Ma come valutare l’arte? Sulla base di una netta assenza di interessi istituzionali nell’investimento in arte, le difficoltà di questo settore rimangono la ridotta liquidità, gli standard inesistenti di valutazione del rischio, la carenza di benchmark condivisi di settore, i pochi track record dei fondi e l’assenza di due diligence indipendenti. Però, Il problema principale, rimarcato soprattutto dai gestori, è la mancata regolamentazione del mercato dell’arte e la mancanza di trasparenza, ritenuti da ben il 72% dei banker i principali ostacoli all’offerta dei servizi d’investimento in arte. A dirlo è il sondaggio svolto sempre da Deloittle-ArtTactic a 19 grandi private banker. Nonostante ciò i clienti chiedono informazione e vogliono investire in fondi d’arte per i prossimi due-tre anni. Tutela Capital Spa, società specializzata in managing art, ha dichiarato che l’arte in un portafoglio ottimale si colloca al quarto posto, dopo i credit bond americani, i Treasury Usa a 10 anni e l’oro. La principale motivazione per chi investe in arte è il rendimento potenziale dell’investimento per diversificare il portafoglio o per coprirsi dall’inflazione. Ecco che in Lussemburgo SplitArtTM, art exchange , si è mossa per chiedere l’autorizzazione alla prima borsa sull’arte regolamentata al mondo, e gli Stati Uniti hanno costituito la seconda associazione, l’Art Investment Council che mira a fare da garante e intermediario tra chi investe e il mercato e si affianca alla già esistente, The Art Fund Association, primo gruppo associativo professionale creato ad hoc nel 2009.
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