Nonostante il crollo del 2011, i mercati emergenti sono stati la scommessa vincente dell’ultimo decennio in quanto hanno beneficiato di un aumento dei prezzi delle materie prime e di una forte crescita dei consumi interni. In euro, l’indice Msci Emerging Markets è più che raddoppiato dal 2000, in netto contrasto con i rendimenti negativi registrati dai mercati sviluppati nello stesso periodo. Aspettarsi questo tipo di rendimenti anche nei prossimi dieci anni sarebbe piuttosto ingenuo, ma ciò non significa che i mercati emergenti abbiano finito la benzina.
La spinta demografica è forse il fattore più importante per i paesi emergenti. In totale, le economie in via di sviluppo pesano per più di un terzo sul Pil (Prodotto interno lordo) mondiale, ma la loro popolazione è ben più del 50% di quella globale. Possono inoltre contare su molte risorse naturali, tra cui petrolio, gas naturale e oro. La grande forza lavoro di questi paesi potrebbe beneficiare molto dai progressi tecnologici, in modo da colmare le distanze con i mercati sviluppati. Tutto ciò, associato alla maggiore possibilità di investire in infrastrutture, visto che attualmente hanno livelli molto più bassi di debito pubblico, potrebbe spingere al rialzo i mercati azionari.
Nonostante il potenziale di crescita, investire in questi paesi comporta rischi aggiuntivi rispetto ai mercati sviluppati. Basta pensare alle cosiddetta “primavera araba”. Le proteste in Egitto hanno causato la chiusura della Borsa per diversi giorni, creando non pochi problemi agli investitori. Oppure ancora prima, la crisi finanziaria asiatica del 1997 (detta anche Asian Flu) provocò un ritiro dei capitali stranieri, che aumentò il debito e portò a una forte recessione economica. Oggi, crisi simili sono molto meno probabili viste le riserve valutarie accumulate in questi ultimi anni, ma non si possono escludere del tutto.
L’indice
L’Msci EM copre circa l’85% della capitalizzazione totale dei mercati emergenti e comprende oltre venti paesi, che devono soddisfare dei criteri minimi di liquidità. I titoli vengono pesati secondo la capitalizzazione, tenendo conto del flottante. L’aggiustamento serve a garantire una liquidità dei titoli replicati più alta rispetto alla semplice ponderazione in base alla sola capitalizzazione. L’indice viene rivisto trimestralmente. Attualmente, conta 760 titoli azionari. I paesi con peso maggiore sono la Cina (18%), il Brasile (16%), la Corea del Sud (13%) e Taiwan (11%). I settori più rappresentati sono il finanziario (22%), le materie prime (14%), la tecnologia (13%) e l’energia (12%).
Lyxor Etf MSCI Emerging Markets
Questo Etf usa il metodo sintetico o “swap-based”, per replicare la performance dell'indice. Questo significa che il fondo possiede un paniere sostitutivo di titoli che in questo caso è composto da azioni europee. In pratica, Lyxor accende un contratto swap Otc (Over the counter) con una controparte che è quasi sempre Société Générale, capogruppo di Lyxor. Nel caso di controparte terza, Société Générale garantisce la swap, fornendo un ulteriore livello di protezione per gli investitori.
Secondo la normativa Ucits III, l’esposizione individuale al rischio di controparte è limitata al 10% del Nav del fondo in qualsiasi momento. Detto ciò, Lyxor azzera lo swap (e con esso l’esposizione) quando il rischio di controparte raggiunge il 5-7% del Nav. In più, Lyxor attualmente non effettua operazioni di prestito titoli, il che aiuta a minimizzare il rischio complessivo. La liquidità derivante dai dividendi delle azioni sottostanti viene trattenuta nel fondo fino al momento della distribuzione, che avviene su base annuale. Questa pratica può potenzialmente creare una differenza negativa tra i rendimenti, durante le fasi di mercato rialzista, visto che i dividendi non vengono reinvestiti nel fondo. Vale però anche il contrario.
Con un Total expense ratio (Ter) pari allo 0,65%, il fondo è in linea con la media dei concorrenti.
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iShares Msci Emerging Markets
iShares utilizza la tecnica di replica fisica per offrire la performance dell’indice. Tuttavia, al fine di limitare i costi di negoziazione e acquistare titoli liquidi, ricorre a pratiche di ottimizzazione. L’Etf detiene solo 328 dei 756 titoli presenti nell’indice. Questo consente al fondo di avere un tracking error inferiore a quello ottenuto tenendo l’intero portafoglio. iShares può effettuare il prestito titoli per un importo fino al 95% del valore patrimoniale netto (Nav) del fondo. Blackrock, società madre di iShares, gestisce il processo di prestito titoli. Il fondo condivide il 60% dei redditi generati attraverso il prestito di titoli con gli aderenti al fondo. Questa pratica comporta un rischio di controparte dato che il soggetto al quale i titoli vengono dati in prestito potrebbe fallire. Per minimizzarlo, l’emittente è tenuto a possedere un collaterale a garanzia con valore compreso tra il 102,5% e il 112% del prestito.
La liquidità derivante dai dividendi delle azioni sottostanti viene trattenuta nel fondo fino al momento della distribuzione, che avviene su base trimestrale. Questa pratica può potenzialmente creare una differenza negativa tra i rendimenti, durante le fasi di mercato rialzista, visto che i dividendi non vengono reinvestiti nel fondo. Vale però anche il contrario.
Con un Ter dello 0,75%, l’Etf è uno dei più cari della categoria.
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db x-trackers Msci Emerging Markets
L’Etf utilizza la replica sintetica, analogamente al replicante di Lyxor. In questo caso la controparte dello swap è Deutsche Bank. Il paniere collaterale è detenuto da una terza parte (State Street), che controlla anche l'esposizione al rischio di controparte per ogni Etf di db x-trackers. Il basket posto a garanzia è costituito da blue chip europee, americane e asiatiche.
In caso di inadempimento della controparte, vi è il rischio che il liquidatore possa congelare il collaterale, costringendo i sottoscrittori ad attendere per ritirare la loro quota. I livelli di garanzia, tuttavia, sono fissati al 105-120% del Nav del fondo, tra i più alti della categoria. db x-trackers non effettua operazioni di prestito titoli. Inoltre, l’Etf non distribuisce dividendi agli investitori.
Il Ter, 65 punti base, è sulla media di categoria.
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Alternative
Altri Etf (non ancora coperti dalla ricerca Morningstar) che replicano l’indice Msci Emerging Markets disponibili in Italia sono: Cs Etf (Lux) On Msci Emerging Markets e Ossiam Etf Emer Mkts Minimum Variance (che utilizza però una diversa ponderazione dei titoli rispetto all’indice replicato).
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