Le azioni sono vicine al loro fair value. Tradotto significa che il prezzo di Borsa è quasi allineato con il loro valore reale. A dirlo è Heather Brilliant, vice president della ricerca globale sulle azioni e il credito di Morningstar, sulla base dell’analisi di 1.800 aziende. “Nel momento peggiore della crisi (2009), avevamo circa il 60% dei titoli con 5 stelle (rating che indica una forte sottovalutazione); ora abbiamo 60 società con questo grado di giudizio”. E’, difficile, dunque, trovare delle buone occasioni.
Dai minimi di tre anni fa, l’indice Msci World ha guadagnato il 55% in euro, circa il 15% in media ogni anno. Da gennaio (al 23 aprile) il rialzo è stato di quasi il 7%. Gli investitori in fondi azionari, in realtà, sembra non abbiano colto il rally, dal momento che sono fuoriusciti in massa, in particolare in Europa (Italia compresa). Ora, però, è troppo tardi?
Alla larga dai bond
Non per Brilliant, che suggerisce di non fermarsi in superficie, ma scavare in profondità all’interno dei settori, in particolare in quello energetico e dei materiali di base. “La corsa ai fondi obbligazionari rappresenta un campanello d’allarme”, dice l’analista, “perché se si guarda l’andamento dei tassi di interesse, si vede che non hanno fatto altro che scendere negli ultimi dieci anni”. In termini di rischio/rendimento, dunque, il reddito fisso non è più attraente, soprattutto quello dei titoli cosiddetti risk free, come i Treasury americani e i Bund tedeschi.
La Federal Reserve negli Stati Uniti e la Bce in Europa hanno lasciato intendere di volere tenere bassi i tassi ancora a lungo, in modo da stimolare la crescita. L’inflazione, per il momento non desta problemi. Oltreoceano, però, ci sono segnali di ripresa economica, che, se si rafforzeranno, potrebbero indurre la Fed ad alzare i tassi. Gli Usa, inoltre, hanno una leva in più per uscire dalla crisi, ossia stampare moneta, con conseguente aumento del caro-vita. “In un simile contesto, preferirei molto più avere azioni che obbligazioni”, dice Brilliant.
Questo non significa che l’equity è diventato meno rischioso dei bond. Le azioni rappresentano capitale di rischio e i dividendi, oggi spesso interessanti, possono essere tagliati, ma l’analista è convinta che tale rischio si debba correre, perché le probabilità di un miglioramento dei bilanci delle aziende sono maggiori a quelle di un peggioramento.
Europa a sconto
In Europa, la situazione congiunturale è peggiore rispetto agli Stati Uniti e il cauto ottimismo che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno ha lasciato il posto a nuove preoccupazioni. Il team di ricerca azionaria di Morningstar ha comunque individuato alcuni settori che presentano un rapporto tra il prezzo medio e il fair value vantaggioso, primi fra tutti i materiali di base, l’energia-utility, le banche, i farmaceutici e gli industriali. In particolare, all’interno di questi comparti, ci sono alcuni titoli che ben rappresentano la debolezza del Vecchio continente, quotando a sconto, nonostante i solidi bilanci. Tra questi, gli analisti indicano ArcelorMittal (acciaio), Fiat Group (auto) e Rwe (utilities), tutti con cinque stelle. Nel farmaceutico, la preferenza va a Roche, meno esposta di altri player alla concorrenza dei generici, mentre nel bancario a Hsbc, fortemente penalizzata dalla crisi, ma con nessuna esposizione diretta ai paesi periferici. Tra i più cari, invece, figurano i beni di consumo e la tecnologia.
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