La crisi europea - con le sue implicazioni sull’economia mondiale - e il momento di stallo della Cina continuano a pesare sulle commodity. L’indice S&P del comparto nell’ultimo mese (fino al 29 maggio e calcolato in euro) ha perso il 4,6%, portando a -1,3% la performance da inizio gennaio.
“Dopo un buon inizio d’anno, l’andamento dell’economia globale e il calo della domanda da parte di Pechino hanno convinto gli operatori che è arrivato il momento giusto per portare a casa un po’ di profitti”, spiega Andy Brunner, analista di Morningstar. “I supporti di breve termine, almeno per quanto riguarda il rame e il petrolio sono stati toccati nel mese di aprile e ora c’è la possibilità di vedere dei movimenti verso l’alto che dureranno da qui a fine anno”. Qualcuno parla addirittura di un superciclo delle commodity spinto soprattutto dalla Cina che ha cambiato la sua strategia per trasformarsi da investitore (per porre le basi della crescita del paese) in un consumatore ancora più forte (passo necessario per sfruttare l’abbrivio della prima fase). “Questo, tuttavia, sembra più un elemento che avrà effetti nel lungo periodo”, continua Brunner.
Petrolio e oro ragionano nel breve
Intanto gli operatori devono fare i conti con elementi contingenti. Per quanto riguarda il petrolio, la qualità Brent è arrivata sotto i 105 dollari al barile, il livello più basso degli ultimi cinque mesi. Colpa del generale clima di sfiducia che circonda l’Europa e, di conseguenza, le possibilità di crescita (e consumo di oro nero) a livello globale. Il West Texas, invece, nell’ultimo mese ha segnato un calo del 15%, la peggiore serie negativa da dicembre 2008. A questo va aggiunto che le riserve americane (il principale consumatore di petrolio) sono ben fornite. Le scorte potrebbero comunque iniziare ad essere intaccate nelle prossime settimane con l’arrivo del caldo (che porterà a un maggiore utilizzo dei condizionatori) e quando la cosiddetta driving season (la stagione delle vacanze) entrerà nel vivo.
I problemi europei non lasciano indifferente nemmeno l’oro. Il metallo giallo è in discesa costante ormai da un mese (il peggior periodo dal 1999) e dai primi di maggio si è già lasciato per strada il 7%. Le preoccupazioni legate al Vecchio continente, spiegano gli operatori, stanno rafforzando il dollaro e rendono il minerale meno interessante dal punto di vista di investimento alternativo.
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