Lo spettro di Lehman si aggira per l'Europa

Le Banche, dice la Bis, continuano ad avere troppi elementi di criticità. Si rischiano nuovi default. Basilea III in ritardo.

Marco Caprotti 25/06/2012 | 15:01
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La crescita del comparto finanziario non convince. A preoccupare è soprattutto l’andamento del bancario che ha fatto guadagnare all’indice Msci del settore il 4,3% nell’ultimo mese (fino al 22 giugno e calcolato in euro) portando a +10,5% la performance da inizio anno. Ma gli istituti di credito, spiega il report annuale della Bank for International Settlements (Bis, un’organizzazione che promuove la cooperazione fra le banche centrali), presentano delle criticità che rischiano di prolungare la crisi.

Più Basilea per tutti
Fra i segnali preoccupanti, la Bis cita il ritardo nell’applicazione delle regole imposte dal comitato di Basilea (conosciute come Basilea III, che dovranno essere pienamente operative dal gennaio 2013), l’eccesivo debito che le porta a fare affidamento sugli aiuti di stato e la forte dipendenza, come fonte di reddito, dalle commissioni di trading per operazioni sui mercati emergenti (da sempre considerati rischiosi). “Le politiche nazionali, per garantire l’interesse pubblico, devono spingere le banche ad adottare modelli di business meno rischiose, maggiormente sostenibili e più trasparenti”, spiega lo studio della Bis. “I governi possono dare una spinta verso queste direzioni al comparto bancario assicurandosi che i nuovi regolamenti vengano adottati universalmente e senza ritardi”.

L’avvertimento implicito è che, se non saranno applicate le nuove regole sulle riserve di capitale (che devono essere triplicate), per gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone sarà difficile evitare la replica di una situazione come quella che ha portato, nel 2008, al fallimento del colosso bancario americano Lehman Brothers. Un default che ha peggiorato ulteriormente la crisi scatenata dai mutui subprime da cui è nato.

Da allora, secondo la Bis, poco è stato fatto per evitare situazioni a rischio. In questo senso viene citato l’utilizzo massiccio che ancora viene fatto di prodotti derivati. “Il settore finanziario si sta muovendo verso gli stessi profili di alto rischio che aveva prima della crisi”, recita il report. “Le recenti forti perdite legate ai derivati dovrebbero fare da avvertimento su quali sono i pericoli legati a sviluppi di questo tipo”.

Europa in trincea
In prima linea per combattere questa battaglia ci sono gli istituti europei che ormai da tre anni fanno i conti con la situazione scatenata dalla crisi greca e i cui bilanci sono ancora appesantiti da asset sopravvalutati. Questo incide sui profitti, ma porta anche alla sfiducia fra gli stessi istituti che, per questo, hanno ridotto i prestiti interbancari. Un modo per uscire da questa situazione è la creazione di un sistema bancario intra-nazionale che unifichi i regolamenti bancari dei diversi paesi, ma anche la supervisione e gli aiuti agli istituti in difficoltà (la stessa proposta peraltro avanzata dal Fondo monetario internazionale). “Un mercato finanziario pan-europeo e una Banca centrale unica richiedono un sistema bancario pan-europeo”, dice la Bis. “Una soluzione di questo tipo romperebbe tutti quei legami che rendono la crisi così grave, compresa quella fra i bilanci degli istituti e i debiti governativi”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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