La crisi affossa il risparmio gestito europeo. Secondo le statistiche di Morningstar, i deflussi sono stati di circa 9 miliardi di euro dai fondi a lungo termine, contro i +4,3 miliardi di aprile. I dati sulle single asset class confermano la fuga dal rischio da parte degli investitori.12,5 miliardi hanno lasciato gli azionari, mentre i fondi monetari (che hanno un orizzonte di breve) hanno raccolto 15 miliardi, di cui 11 sono andati in quelli in dollari.
Ha rallentato la corsa il reddito fisso (+5 miliardi), per il quale maggio è stato il mese peggiore del 2012. I bilanciati, invece, sono il prodotto scelto da chi non vuole parcheggiarsi nella liquidità, perché possono variare la composizione a seconda delle condizioni di mercato. Dopo il miliardo entrato ad aprile, i flussi sono stati di circa 9 miliardi. La categoria si è lasciata alle spalle la seconda parte del 2011 che aveva visto pesanti riscatti.
Non è agosto 2011
Un anno fa, un mix di notizie negative rimbalzate tra le due sponde dell’oceano (crisi del debito in Europa e downgrade degli Stati Uniti) aveva provocato un’ondata di vendite, che aveva fatto segnare un -25 miliardi agli azionari ad agosto. Maggio non è stato così pesante, ma ha vanificato la debole ripresa della raccolta che aveva caratterizzato la prima parte del 2012.
La categoria meno amata è quella degli azionari area euro large cap. Nei primi cinque mesi ha avuto deflussi per 3 miliardi, di cui uno a maggio. In generale, il Vecchio continente non piace agli investitori, ma i gestori “value”, quelli più attenti ai fondamentali delle aziende, non ritengono giustificato tutto questo pessimismo, perché ci sono aziende che operano a livello globale che non meritano di essere punite solamente per il domicilio.
La prima volta da novembre
I deflussi non risparmiano gli emergenti, che non vedevano valori negativi da novembre 2011 ed erano tra i più popolari da inizio anno. I riscatti hanno colpito soprattutto i fondi azionari Cina e, più in generale, Asia-Pacifico.
Bond in rovesciata
Nel reddito fisso, il cambiamento è stato netto. L’avversione al rischio ha portato a riscatti nelle classi di investimento più volatili, come gli obbligazionari emergenti (in particolare in valuta locale) e corporate (soprattutto high yield), che nella prima parte del 2012 erano stati visti come un’alternativa alle azioni. Un trend analogo si è registrato negli Stati Uniti. Per Miriam Sjoblom, analista di Morningstar, “l’esperienza degli ultimi anni mostra che le periodiche fuoriuscite dagli high yield sono dovute più al sentiment che ai fondamentali”.
L’Italia non fa eccezione
Gli investitori italiani non si sono comportati diversamente dagli europei. Secondo le statistiche di Assogestioni, i riscatti netti sono stati pari a 1,2 miliardi a maggio e gli azionari sono stati i più colpiti.
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