E’ molto probabile che l’attenzione degli investitori in questi ultimi mesi si sia concentrata sugli spread tra titoli governativi, sull’andamento turbolento dei mercati finanziari, nonché sulle numerose riunioni, più o meno fruttuose, tra i leader europei. Per coloro che investono in fondi, però, resta l’importanza di una variabile non strettamente dipendente dagli eventi appena citati, ovvero i costi di gestione. In particolare, i costi rappresentano un aspetto di grande rilevanza per definire la qualità di un investimento in chiave prospettica. Gli analisti del nostro team, infatti, ne tengono conto nell’assegnare il Morningstar Analyst Rating.
In un precedente studio (Morningstar Global Fund Investor Experience, 2011), abbiamo trovato evidenza della modesta competitività dei fondi distribuiti in Italia, sotto questo aspetto, a confronto con le esperienze di altri 21 Paesi. Dunque, a nostro avviso, è indubbio che vi siano dei margini di miglioramento a beneficio dei sottoscrittori. Ma vediamo più da vicino quale è stata l'evoluzione negli ultimi anni.
Focus sui fondi domiciliati in Italia
Nell’analisi che segue, siamo andati a studiare in maggior dettaglio i fondi domiciliati in Italia per studiarne l’evoluzione dei costi medi (come misurati dal Total Expense Ratio). Prima di commentare i dati, però, è il caso di fare una premessa: i fondi di investimento disponibili alla vendita in Italia non sono soltanto quelli domiciliati nel nostro paese. Infatti, il mercato dei fondi è aperto a livello europeo per effetto delle numerose direttive comunitarie (da ultimo, la Ucits IV); per tale motivo, i risparmiatori italiani hanno accesso a un elevato numero di fondi domiciliati anche in altri paesi e, quindi, registrati alla vendita in Italia. Questa premessa è importante per chiarire che in questa sede ci siamo concentrati solo sui fondi domiciliati in Italia. In particolare, nella tabella che segue riportiamo i dati su cinque categorie di fondi, selezionate in quanto ritenute tra quelle di maggior interesse per gli stessi sottoscrittori italiani.
Esaminando i dati, emergono alcune considerazioni interessanti. Nel periodo osservato, 2007-2011, i fondi azionari Italia hanno registrato un lieve aumento dei costi, mentre i fondi azionari Eurozona e quelli internazionali sono sostanzialmente invariati. Al di là dell’andamento tendenziale, ciò che colpisce di più è il fatto che il costo medio di un fondo “azionario Italia” (2,27% nel 2011) sia uguale o leggermente superiore a quello di altri che investono su aree geografiche più ampie. Questa evidenza è in contrasto con una semplice considerazione: è ragionevole pensare che le analisi condotte su un elevato numero di mercati azionari richiedano personale e risorse (e quindi costi per i sottoscrittori) maggiori. Ma non è così osservando il dato medio dei costi dell’“azionario Eurozona” e dell’“Azionario Internazionale” (rispettivamente, 2,02% e 2,24% nel 2011). Pertanto, non possiamo ritenerci soddisfatti né dal dato tendenziale, né dal livello assoluto raggiunto dai costi di gestione per quanto riguarda i fondi azionari che investono in Italia.
Per quanto riguarda le ultime due categorie esaminate, i fondi obbligazionari governativi e diversificati in euro, in questo caso registriamo un trend di ribasso dei costi di gestione. Dunque, buone notizie per i sottoscrittori di questi fondi: i costi sono in fase calante. E’ da augurarsi che questo trend prosegua, anche per altre categorie, per portare i costi dei fondi domiciliati in Italia più in linea con i livelli medi osservati in altri Paesi europei.
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