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La frenata preoccupa ma non spaventa

Nonostante i dati macro deludenti l'indice Msci World sale. Tutti sperano nelle Banche centrali.

Marco Caprotti 17/07/2012 | 14:10
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La speranza di un intervento delle Banche centrali a sostegno dell’economia mondiale sta dando una mano ai listini internazionali. L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 16 luglio e calcolato in euro) ha guadagnato il 4,7%, portando a +11,4% la performance da inizio anno.

La situazione delle diverse aree geografiche, in effetti, sembra giustificare l’attesa di manovre di aiuto. In Europa, messa da parte per il momento la questione greca, gli operatori hanno portato in cima alla lista delle loro preoccupazioni la Spagna. Uno dei problemi con cui Madrid deve fare i conti è l’altissimo tasso di disoccupazione, che oggi si aggira intorno al 25% (la media dell’Eurozona è del 10%). Ma il vero problema del paese sono le banche e questo è stato evidente dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha abbassato il giudizio sulla spagna da A3 a Baa3 per poi passare agli istituti di credito. “La riduzione della valutazione sulla capacità di credito spagnolo non ha solo un impatto negativo sulla capacità del governo di sostenere le banche, ma pesa anche sul profilo creditizio dei singoli istituti”, ha spiegato l’agenzia americana.

Poi è arrivato il taglio anche per l’Italia. Moody’s ha abbassato di due gradini il giudizio sui titoli di stato tricolori (da A3 a Baa2) e ha mantenuto la prospettiva negativa. Questo tenendo conto del deterioramento della situazione della zona euro e soprattutto di un eventuale effetto contagio da Spagna e Grecia. “L'Italia rischia di vedere salire i tassi di finanziamento o di non riuscire ad avere accesso ai mercati finanziari a causa della fiducia sempre più fragile e dei timori di un effetto contagio”, ha detto Moody’s che punta l’indice sul clima politico il quale, “con l’approssimarsi delle elezioni di primavera, è fonte di un aumento dei rischi”.

Nel frattempo si sono ridimensionate le attese relative agli Stati Uniti. La Federal Reserve ha fatto preoccupare i mercati quando ha detto che il Pil degli Usa quest’anno vedrà un progresso compreso fra +1,9 e +2,4%, mentre prima si parlava di una forchetta che andava da +2,4 a +2,9%. Per il 2013 le previsioni sono state tagliate di mezzo punto percentuale arrivando a +2,2/+2,8%. Non contenta la Fed ha anche aggiornato l’outlook sulla disoccupazione, portandolo dall’8% all’8,2%. A questo punto gli operatori danno per certo un intervento della Banca centrale per dare un po' di gas alla congiuntura.

Visti dall’Fmi
Sul fronte dei numeri si è dato da fare anche il Fondo monetario internazionale. L’organizzazione internazionale nel suo World Economic Outlook ha ritoccato al ribasso le stime per l’economia globale: nel 2012, al 3,5%, e nel 2013, al 3,9%. Nel dettaglio, ha tagliato le stime di crescita per l’area euro nel 2013 a +0,7%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto ad aprile. Per il 2012 ha invece confermato una contrazione dello 0,3%. Per gli Usa il Fondo ha rivisto al ribasso di 0,1 punti percentuali sia le stime 2012 sia quelle del 2013 a rispettivamente +2,0% e +2,3%. “Negli ultimi tre mesi il recupero mondiale, che già non era forte, ha mostrato nuovi segnali di debolezza”, dice lo studio dell’Fmi. “I pericoli di una contrazione continuano ad essere visibili riflettendo il rischio di un ritardo o di un’insufficiente azione da parte della politica”. Gli spazi di manovra per un miglioramento della situazione, però, ci sono. “Nella regione euro c’è la possibilità di fare operazioni monetarie”, continua il documento nel quale, tra l’altro, viene ripetuto l’appello ai governi affinché si arrivi a un’unione fiscale e bancaria.

L’Fmi ha rivisto al ribasso anche le prospettive per i mercati emergenti dove si riflette la debole situazione internazionale. Per la Cina le nuove stime parlano di un’espansione dell’8% (contro il +8,2% previsto ad aprile) e dell’8,5% nel 2013 (prima +8,8%).

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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