In Asia effetto rallenty

Il mercato asiatico continua a viaggiare, ma i suoi due motori fanno qualche giro a vuoto.

Marco Caprotti 13/08/2012 | 16:17
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L’indice Msci Ac Asia Ex Japan nell’ultimo mese (calcolato in euro) ha guadagnato il 4,8%. L’andamento è un segnale della fiducia che gli investitori hanno nelle prospettive di lungo termine della regione. Nel breve, infatti, le cose non stanno andando nel verso giusto.

L’Europa pesa sulla Cina…
In Cina, ad esempio, c’è stato un crollo verticale (e inaspettato) della bilancia commerciale. Il valore a luglio si è attestato a 25,15 miliardi di dollari, contro i 31,72 miliardi del mese precedente e contro le attese che erano per un rialzo a 35,05 miliardi. Le esportazioni sono aumentate solo dell’1% rispetto al +11,3% di giugno. Le importazioni sono salite del 4,7%, contro il precedente 6,3%, e ben al di sotto delle attese. Si tratta dei risultati peggiori dal 2009. La colpa è principalmente della crisi europea. Le esportazioni verso il Vecchio continente sono crollate del 16,2% rispetto a giugno, mentre sono rimaste praticamente invariate quelle dirette negli Stati Uniti.

È scesa, intanto, anche l’inflazione. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, il dato registrato nello scorso mese è dell’1,8%, rispetto al 2,25% di giugno, su base annua. Il costo della vita è il più basso da febbraio 2010. Anche l’indice dei prezzi alla produzione è sceso a luglio, arrivando al 2,9%. A questo punto gli operatori non escludono che possa esserci un’operazione di taglio dei tassi da parte della Banca popolare cinese con l’obiettivo di dare nuova linfa alla crescita.

…e sull’India
Anche l’India viaggia a rilento. Il servizio di statistica del governo di New Delhi ha reso noto, a fine maggio, che il Pil indiano è cresciuto del 5,3% nel primo trimestre del 2012, in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2011 in cui aveva registrato un +7,8%. Il calo di oltre due punti percentuali ha confermato la brusca frenata dell’economia indiana causata dalla crisi del debito in Europa, da una riduzione della domanda interna e dal deprezzamento della rupia sul dollaro. Il rallentamento è più grave di quanto previsto dagli analisti. Nel precedente trimestre (settembre - dicembre), il Pil si era attestato al 6,1%. Nell’anno finanziario febbraio 2011 - marzo 2012 la crescita si è fermata al 6,5%, rispetto all’8,4% del 2010-2011.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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