Il gas naturale accende l’interesse degli investitori in Etp. Merito dell’aumento della domanda mondiale di energia (che resta comunque legata alla congiuntura globale), dei vincoli posti all’approvvigionamento del crude oil e dei timori ambientali sul fronte nucleare e del carbone. La domanda di energia, in America, è così cresciuta più delle aspettative e il gas naturale come fonte di energia ha avuto la meglio. “Il gas naturale ha un mercato di riferimento molto frammentato, che non si avvale di un unico benchmark, come il Brent”, spiega Simona Gambarini, research analyst di Etf Securities. ”Noi preferiamo concentrare l’attenzione sul paniere considerato più importante - l’Henry Hub - che monitora esclusivamente la produzione nord-americana. Infatti, gli Stati Uniti, sono il maggior produttore di energia, seguito dalla Russia. Gli Usa sono anche grandi consumatori energetici, ma le loro importazioni sono solo dell’1%, a causa della loro recente maggiore autonomia con il gas naturale di scisto (quello ricavato dall’argilla, Ndr)”.
La nuova era
Le fonti del gas naturale possono essere di tre tipi: convenzionale (si estrae insieme al petrolio), quello non associato all’oro nero e quello non convenzionale (da argilla, carbone e rocce metamorfiche).
“Attualmente è quello di scisto, il gas naturale che si sta sempre più diffondendo”, continua Gambarini. “Non è un gas nuovo, anzi esisteva già nel Quattrocento. Ma prima la sua estrazione non era economicamente sostenibile. Oggi, invece, le cose sono cambiate, anche se bisogna lavorare su grandi depositi. Questo perché solo il 30% del gas presente può essere estratto. Si trova solitamente al di sotto di falde acquifere e viene estratto tramite una fratturazione idraulica, immettendo un mix di acqua e sabbia, data l’impermeabilità dell’argilla”. Ad oggi, la produzione da scisto negli Usa rappresenta il 25% degli stock totali di gas, ma entro il 2035 raggiungerà il 50%, grazie alla richiesta per un uso sia domestico, che industriale. “Il gas naturale risente molto della stagionalità e la sua domanda si innalza in inverno. Un inverno particolarmente mite, come quello trascorso, ne ha ridotto però il consumo, causando un eccesso di scorte”, dice l’analista di Etf Securities. “Al 24 agosto, le scorte di gas naturale erano il 10% in più rispetto alla media quinquennale. Giugno è stato un mese anomalo, perché ha registrato il più elevato livello di riserve”. Un fenomeno che rende il prezzo di questa commodity conveniente rispetto alle altre materie prime energetiche. Ma, se da un lato il costo accessibile innalza la domanda, dall’altro rischia di far calare l’offerta perché ai produttori non converrà più estrarre e produrre a prezzi così bassi.
Come investire sul gas
“Gli Etf sul gas naturale sono un buon modo per sfruttare una ripresa della domanda di energia”, dice Gambarini. Oggi sono presenti sul mercato numerosi Etp che investono in questa commodity, soddisfando ogni livello di propensione al rischio e offrendo la possibilità di posizionarsi sulla curva long/short (una posizione long permette all’investitore di beneficiare di un rialzo dei prezzi. Al contrario, quella short sfrutta un loro abbassamento). Gli investitori devono tenere conto dell’impatto che possono avere la stagionalità della domanda di gas naturale e il continuo effetto contango (situazione di mercato in cui il prezzo spot – o attuale - della commodity è inferiore ai prezzi futuri) tipico del mercato delle commodity e dei future. Un’alternativa è quella di optare per l’acquisto di azioni di aziende che estraggono e producono questa risorsa naturale. I titoli di queste imprese tendono, in genere, a salire con il prezzo della risorsa naturale. Un’altra scelta, più indiretta, è quella di puntare sulle società di estrazione petrolifera e che, dai loro pozzi, ricavano anche gas naturale.
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