Il mercato italiano è in buona forma, ma non è merito suo. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 10 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 9,6%. La performance, tuttavia, è da attribuire ai copiosi acquisti che si verificano quando arrivano notizie che parlano di una possibilità di uscita dell’Europa dalla palude del debito. A quel punto gli operatori si precipitano ad acquistare le azioni degli stati più bastonati quando le cose vanno male. Per il resto, il quadro clinico tricolore lascia poche speranze di ripresa immediata.
La recessione continua
L’Italia, infatti, è sempre in recessione. L’ultimo bollettino medico è arrivato dall’Istat che ha rivisto al ribasso il dato sul Prodotto interno lordo relativo al secondo trimestre 2012. Il calo è dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quest’ultimo è il dato peggiore dal quarto trimestre del 2009. Male stanno tutti i grandi comparti di attività economica. Il dato congiunturale relativo all’industria segna un -1,6%, quello dell’agricoltura un -1,9%, -0,5% quello dei servizi. Crolla anche la spesa delle famiglie italiane. Nel secondo trimestre del 2012 il calo è del 3,5%.
Che lo stato di salute dell’Italia sia precario non è un mistero per nessuno. Per l’Interim economic assessment dell’Ocse, ad esempio (che rivede al ribasso le sue stime sul nostro paese dal -1,7% dell’Economic Outlook del maggio scorso), l’Italia quest’anno subirà una forte recessione, con un Pil in contrazione del 2,4%, il peggiore risultato tra i paesi del G7. Nel 2011 il Pil della Penisola era cresciuto dello 0,5%, con un netto peggioramento nel secondo semestre, in cui si registravano già due contrazioni trimestrali consecutive. La recessione, secondo le stime dell’Ocse, ha toccato il suo picco nel primo trimestre di quest’anno, con un Pil in contrazione del 3,3%, perdura nel secondo e nel terzo trimestre, con due secchi -2,9% e inizierà a migliorare nel quarto trimestre, quando il Pil attenuerà la sua contrazione a -1,4%.
Pil a confronto
L'Italia non esce bene nemmeno dal confronto con gli altri. Secondo l’Eurostat, nel secondo trimestre, il Pil dell’Eurozona è sceso dello 0,2% mentre quello dell’Ue a 27 è diminuito dello 0,1%. Più marcata la riduzione del Pil in Italia, pari allo 0,7% mentre il dato tedesco resta positivo (+0,3%) e quello francese invariato. A influire sul ribasso trimestrale sono state soprattutto le spese per i consumi finali delle famiglie (-0,2% a livello europeo), la formazione lorda di capitale (-0,8% nell’Eurozona), mentre le esportazioni sono aumentate dell’1,3% e le importazioni dello 0,9%. Nello stesso periodo, il Pil Usa è aumentato dello 0,4% e quello giapponese dello 0,3%. Il confronto annuale mostra una flessione dello 0,5% nell’Eurozona e del 2,5% in Italia.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.