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Le Banche centrali fanno squadra

Gli interventi di Bce, Fed e BoJ, dicono gli operatori possono far ripartire la crescita globale. I segnali per tornare a investire sul serio arriveranno dai dati macro.  

Marco Caprotti 20/09/2012 | 14:49
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La squadra delle Banche centrali che cercherà di portare l’economia mondiale a crescere di nuovo è ora al completo. All’appello, dopo la discesa in campo della Bce e della Federal Reserve, mancava solo la Bank of Japan. Ora che anche il Sol levante fa parte della compagine resta da vedere se la strategia adottata permetterà di portare a casa il risultato.

La tattica di gioco
Nei giorni scorsi l’istituto centrale nipponico ha mantenuto invariati i tassi di interesse a quota zero, ma ha ampliato il programma di acquisto di titoli di Stato. Il comitato di politica monetaria dell’istituto centrale ha deciso di allentare la sua politica monetaria aumentando gli acquisti sui titoli del Tesoro giapponese: nello specifico la BoJ spenderà 10mila miliardi di yen supplementari nel 2013 portando a 80mila miliardi l’importo totale speso in acquisti e in iniezioni di liquidità nel circuito interbancario.

Ma il primo a scendere in campo è stato il presidente della Bce Mario Draghi annunciando che l’Eurotower comprerà bond governativi con scadenza da uno a tre anni dei paesi che sono entrati nel programma di aiuti dei fondi salva-stati come il vecchio Efsf (European financial stability facility) o il nuovo Esm (European stability mechanism). I paesi coinvolti, da parte loro, dovranno però imbarcarsi in opere di risanamento che si preannunciano tutt’altro che indolori. Il piano, nominato “Transazioni monetarie dirette” (in inglese Outright monetary transactions, Omt) ha l’obiettivo di contenere il differenziale di rendimento fra le obbligazioni dei paesi a rischio e i Bund riaprendo agli stati periferici il mercato dei prestiti a breve scadenza. Se il progetto avrà successo, di fatto scardinerà il meccanismo per cui i tassi di breve periodo diventano talmente alti per alcune nazioni da rendere impossibile il rifinanziamento dei bond in scadenza. Una situazione che può portare a pericolosi default.

Poi si è presentata la Fed. La banca guidata da Ben Bernanke ha annunciato che continuerà l’operazione Twist (cioè l’allungamento della vita media del debito, e continuerà a reinvestire il maturato sui debiti in scadenza ) e lascerà i tassi di interesse su livelli eccezionalmente bassi fino ad almeno la metà del 2015, termine spostato più avanti rispetto alla scadenza precedente (fine 2014). “Per sostenere una ripresa economica più vigorosa e aiutare ad assicurare che l’inflazione, nel corso del tempo, si stabilizzi a un livello più coerente con il suo duplice mandato, il Comitato ha deciso di aumentare la sua politica accomodante mediante ulteriori acquisti di cartolarizzazioni di mutui al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese”, spiega un comunicato della banca centrale Usa. “Queste azioni, che insieme aumentano gli asset a lungo termine posseduti di circa 85 miliardi al mese fino a fine anno, dovrebbero esercitare pressione al ribasso sui tassi di interesse a lungo periodo, fornire sostegno al mercato dei mutui e, più in generale, rendere più accomodanti le condizioni dei mercati finanziari”.

Cosa dice la curva
Basterà la capacità dei tre giocatori per ribaltare il risultato a favore della crescita mondiale? Anche se i mercati hanno reagito bene all’intervento delle banche centrali, la partita resta difficile. L’agenzia di rating Moody’s nell’ultimo macro-risk report, ha sottolineato che la crescita nel 2012 sarà concretamente più bassa che nel 2011 e nel 2010. Secondo la società di analisi i rischi maggiori per l’economia globale al momento sono rappresentati da una recessione più profonda del previsto nell’area euro, causata per esempio da una più forte contrazione del credito, dal rischio di un hard landing (un brusco rallentamento dell’economia) di Paesi come Cina, India e Brasile, da uno shock sui prezzi petroliferi e dal rischio di una stretta fiscale negli Stati Uniti.

“Con le recenti mosse attuate dalle Banche Centrali si è quantomeno guadagnato tempo ed è probabile che per un certo periodo gli effetti degli interventi di policy siano destinati a prevalere rispetto alle notizie sul fronte dell’economia reale”, dice un report della Direzione Advisory di Banca Intermobiliare. “Fermo restando che, nell’arco di qualche mese, si andranno a verificare gli effetti prodotti dalle manovre annunciate, che sono tutt’altro che scontati. Soprattutto con riferimento al vero stimolo che sapranno trasmettere all’economia reale. Anche perché, come non si stancano mai di ribadire sia Draghi che Bernanke, la politica monetaria ha dei limiti oltre ai quali non può andare. E, nel medio periodo, non può sostituirsi all’azione dei governi”.

Per Bob Doll, Senior Advisor di BlackRock è meglio tenere gli occhi aperti. “Ci sono alcuni punti fondamentali che gli operatori dovranno continuare a cercare per capire se è il caso di continuare a investire in asset rischiosi”, spiega in una nota. “Primo: ci vogliono indicazioni che la politica monetaria aggressiva stia funzionando. Secondo: devono arrivare segnali di miglioramento dal fronte macroeconomico. Terzo: La Banca centrale europea dovrà continuare con la sua politica di supporto. Quarto: ci dovranno essere chiari segnali di un soft landing (con questo termine si indica un tasso di crescita alto abbastanza da evitare una recessione ma lento a sufficienza per non avere inflazione, Ndr) da parte della Cina. Si tratta di fatti che possono verificarsi. E visto che le quotazioni azionarie non sono alte, c’è la possibilità che i mercati equity salgano ancora”.

Sulle possibilità di giocare una buona partita è pronto a scommettere anche Jim O’Neill, presidente di Goldman Sachs Aeet Management. “Le nostre analisi ci dicono che i mercati sono troppo pessimisti quando fanno le loro previsioni sulla tenuta dell’Europa, sull’andamento degli Stati Uniti (in particolare in riferimento al Fiscal cliff, la combinazione fra i tagli alla spesa pubblica che scatteranno automaticamente se non sarà affrontata la questione del debito Usa e la fine degli sgravi fiscali inaugurato nell’era Bush, Ndr) e su una frenata della Cina”, scrive in una nota. “Confortati dall’intervento di Bernanke e, prima, della Bce possimao dire che ci sono segnali di una ripresa dei mercati”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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