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Non bastano le medicine di Bce e Fed

Gli interventi delle due banche centrali, dicono gli operatori, sono utili. Ma, aggiungono, servono altre misure visto che la crisi non è il solo malanno delle Borse.  

Marco Caprotti 27/09/2012 | 15:42
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Le medicine chieste dai mercati per rimettere in  salute i malati più gravi sono state iniettate. Ma, dopo un’iniziale fase di ripresa seguita alle manovre di stimolo fatte dalla Banca centrale europea e dalla Federal Reserve, le Borse di Europa e Stati Uniti sembrano essere ripiombate nel loro disturbo bipolare formato da periodi di entusiasmo alternato a momenti di depressione.

Gli interventi delle banche
La Bce comprerà bond governativi con scadenza da uno a tre anni dei paesi che sono entrati nel programma di aiuti dei fondi salva-stati come il vecchio Efsf (European financial stability facility) o il nuovo Esm (European stability mechanism). I paesi coinvolti, da parte loro, dovranno però imbarcarsi in opere di risanamento che si preannunciano tutt’altro che indolori. Il piano, nominato “Transazioni monetarie dirette” (in inglese Outright monetary transactions, Omt) ha l’obiettivo di contenere il differenziale di rendimento fra le obbligazioni dei paesi a rischio e i Bund riaprendo agli stati periferici il mercato dei prestiti a breve scadenza. Se il progetto avrà successo, di fatto scardinerà il meccanismo per cui i tassi di breve periodo diventano talmente alti per alcune nazioni da rendere impossibile il rifinanziamento dei bond in scadenza. Una situazione che può portare a pericolosi default.

La Fed ha annunciato che continuerà l’operazione Twist (cioè l’allungamento della vita media del debito) e che lascerà i tassi di interesse su livelli eccezionalmente bassi fino ad almeno la metà del 2015, termine spostato più avanti rispetto alla scadenza precedente (fine 2014). “Per sostenere una ripresa economica più vigorosa e aiutare ad assicurare che l’inflazione, nel corso del tempo, si stabilizzi a un livello più coerente con il suo duplice mandato, il Comitato ha deciso di aumentare la sua politica accomodante mediante ulteriori acquisti di cartolarizzazioni di mutui al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese”, spiega un comunicato della banca centrale Usa. Queste azioni, che insieme aumentano gli asset a lungo termine posseduti di circa 85 miliardi al mese fino a fine anno, secondo la Fed dovrebbero esercitare pressione al ribasso sui tassi di interesse a lungo periodo, fornire sostegno al mercato dei mutui e, più in generale, rendere più accomodanti le condizioni dei mercati finanziari.

“Le operazioni fatte da Bce e Federal Reserve sono sicuramente due elementi positivi per i mercati, ma vanno interpretate in maniera diversa”, spiega Philippe Mimran, responsabile degli investimenti di La Francaise AM. “La situazione europea è talmente degenerata che l’intervento della banca centrale non può fare altro che dare uno shock benefico. Gli Stati Uniti, da parte loro hanno fatto molto, ma non possono pensare di risolvere le situazioni soltanto con la politica monetaria”.

I rischi
Al di là delle buone intenzioni degli istituti centrali, i mercati hanno a che fare con una serie di incognite delle quali è difficile prevedere gli sviluppi. Un report di Banca Intermobiliare identifica cinque elementi di rischio. Primo: L’Incertezza sul percorso di intervento a favore dei paesi periferici dell’Europa. “Continua a mancare chiarezza sulle condizioni a cui verranno erogati gli aiuti e questo crea dubbi sui tempi e sui modi dell’eventuale richiesta di aiuti da parte della Spagna, aumentando il rischio che i cosiddetti bond vigilantes provino a forzare la situazione”.

Secondo:I dati economici continuano ad evidenziare una sostanziale debolezza dell’economia globale, soprattutto nel settore industriale, causando probabilmente la contrazione più forte degli indici Pmi dalla recessione del 2008-2009, anche se nel breve termine, dopo le annunciate manovre di politica monetaria, gli investitori sembrano orientati a spostare in avanti nel tempo il confronto con l’economia”. Terzo: nella seconda settimana di ottobre prende il via la earning season relativa al terzo trimestre. Il news flow, secondo Bim, non dovrebbe essere particolarmente positivo. Una certa cautela è d’obbligo, visto questi risultati arriveranno in un momento in cui potenzialmente S&P500 e Dax sono sui massimi.

Quarto: Il fiscal cliff negli USA, che Bim definisce come la maggiore incognita per la fine dell’anno, anche perché si va a sommare al risultato delle elezioni presidenziali. “Tenuto conto del periodo di transizione che potrebbe caratterizzare i mesi successivi alla tornata elettorale (il cosiddetto lame duck – anatra zoppa), non è da escludere che siano adottati interventi per posticipare la questione fiscale alla prossima primavera. Va anche aggiunto che archiviate le elezioni presidenziali potrebbe tornare a prevalere il pragmatismo americano”.

Quinto:“Sul fronte cinese continuano a mancare segnali di risveglio dell’economiaed al contempo il prossimo rinnovo dei vertici politici fa probabilmente mancare la usuale determinazione negli interventi di policy. Il protrarsi di questa situazione avrebbe conseguenze rilevanti sul commercio mondiale e sulle economie maggiormente globalizzate”.

Europa sotto la lente
Il punto debole della catena economica mondiale, comunque, resta il Vecchio continente. Da questa parte del mondo, infatti, a cadenza periodica viene messa in discussione non solo tenuta congiunturale di alcuni paesi dell’area ma anche la loro capacità di poter continuare a condividere la stessa moneta. Senza contare che un eventuale crollo di Eurolandia avrebbe effetti devastanti anche sul resto del mondo. “La giustificazione per introdurre l’Omt è stata che, finché gli investitori saranno scettici sull’unità dell’area euro venderanno le obbligazioni governative facendo salire i rendimenti e rendendo impossibile l’utilizzo di politiche economiche per i paesi in crisi”, spiega uno studio firmato da John Greenwood, capo economista di Invesco. “Per contrastare questi speculatori la Bce scommette che il piano di acquisto dei bond finanziato dall’Esm permetta agli stati deboli di rifinanziarsi e di rilanciare le proprie economie. Tuttavia esistono forti preoccupazioni sul fatto che questi paesi accettino le condizioni richieste per ottenere questo tipo di aiuto”. Bisogna poi vedere come le banche degli stati in questione reagiranno, visto che, per evitare rischi, in molti casi hanno chiuso i rubinetti dei crediti rendendo più difficile la ripresa economica e non si sa se saranno disposti a riaprirli. “La mia conclusione è che le misure dell’Omt sono positive nel breve periodo per i mercati e per l’area euro, ma non è detto che portino a una ripresa delle economie della regione. Di conseguenza è difficile che i rally delle Borse durino a lungo”.

Le scelte operative
In una situazione di rischio così accentuata, molti operatori preferiscono stare alla larga dagli asset europei. Ma c’è anche chi è convinto che questa sia una buona occasione per acquistare. “Diversi investitori sembrano dimenticare che molte aziende europee e quotate nel Vecchio continente, in realtà realizzano buona parte dei loro profitti fuori dalla regione”, spiega Philippe Brugere-Trelat, gestore del Mutual European Fund e del Mutual International Fund di Franklin Templeton Investments. “Mi riferisco alle grandi multinazionali europee che, a causa di questa distrazione degli investitori stanno trattando a multipli decisamente interessanti trasformandosi in una buona opportunità soprattutto per chi ha strategie value”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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