L'Europa non convince

Le previsioni sul rallentamento della crescita e i dubbi sulla Spagna fanno passare in secondo piano il programma della Bce. 

Marco Caprotti 15/10/2012 | 13:51
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Il Vecchio continente resta sotto la lente degli investitori. A differenza del passato, secondo gli analisti questa volta la regione sembra aver fatto dei passi avanti per risolvere le questioni legate ai debiti di Eurolandia. Ma la situazione in alcuni paesi resta critica. Tanto che, dopo un periodo di ottimismo, gli operatori sono tornati a vendere. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 12 ottobre e calcolato in euro) ha perso l’1,24%.

La mossa di Draghi
Una spinta ha cercato di darla data il presidente della Bce, Mario Draghi, annunciando un programma della Bce (chiamato Outright Monetary Transaction) che gli permetterà di acquistare quantitativi illimitati di bond dei paesi che avranno accettato aiuto e saranno in grado di portare avanti riforme rigorose.  Un aiuto è arrivato anche dal via libera dell’Alta corte tedesca al Meccanismo permanente di stabilità europea (in codice Esm), dal ritorno di un governo pro-euro nei Paesi bassi e dai progressi nel processo di creazione di un’unione fiscale della regione. Certo, come ammettono gli stessi operatori, bisognerà vedere se il piano reggerà la prova dei fatti. E il test non è facile. “Se i paesi che hanno chiesto aiuto formalmente all’Efsf e all’Esm accetteranno le condizioni di risanamento che vengono imposte, allora non ci saranno grandi problemi”, dice Dave Sekera, analista di Morningstar. Ma da quello che si sente in giro per l’Europa in questi giorni non è detto che sarà così. Il presidente della Banca centrale tedesca Jens Weidmann, ad esempio, ha votato contro dicendo che il piano, di fatto rappresenta un aiuto indebito, che non costringe i paesi a mettere in atto le dolorose riforme necessarie e che trasferisce i rischi sui cittadini degli altri membri dell’Unione.

L’Europa frena
L’Eurozona, intanto, sta entrando in un nuovo periodo di recessione. Lo sottolinea Standard and Poor’s che prevede una contrazione del Pil dell’area dello 0,8% nel 2012 (da -0,7% indicato a luglio) e una stagnazione nel 2013 (da +0,3%). L’agenzia prevede per il 2013 un altro anno di crescita molto debole per Francia e Regno Unito e ulteriori cali dell’output in Italia e Spagna.

Madrid, in particolare, impensierisce gli operatori. Sempre S&P ha tagliato il rating iberico di due livelli da Bbb+ a Bbb-, uno scalino sopra la valutazione junk (spazzatura), mentre l’outlook resta negativo. Come si legge nel comunicato che ha accompagnato la decisione, la motivazione per la revisione al ribasso va ricercata nell’aumento delle pressioni a cui è sottoposto il Paese a causa dell'intensificarsi della recessione, che “limita le opzioni politiche del governo spagnolo. La valutazione di S&P è ora uguale a quella di Moody’s che ha tuttavia messo Madrid sotto osservazione per un possibile downgrade a junk.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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