Il mercato continua a credere nella forza dell’Asia. Ma i suoi campioni non sono molto in forma. L’indice Msci della regione (Giappone escluso) nell’ultimo mese (fino al 12 ottobre e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,3%, portando al 15% la performance da inizio hanno. Gli acquisti, spiegano i trader, sono spinti dalla speranza che Cina e India, alla luce delle situazioni che si stanno delineando, procedano al più presto al lancio di nuovi piani per dare una spinta alle rispettive economie.
Cina in bianco e nero
La Banca mondiale prevede che la crescita del Paese del Drago subirà un vistoso rallentamento quest’anno con il Pil che si fermerà a +7,7% rispetto al +9,3% registrato nel 2011. Pechino paga una dinamica meno positiva delle esportazioni, ma anche una crescita più contenuta degli investimenti, secondo l’organizzazione internazionale che ha presentato a Singapore il suo ultimo rapporto sull’Asia Orientale e il Pacifico. Il rallentamento della Cina, peraltro, si ripercuoterà su tutta l’area che quest’anno crescerà, comunque, del 7,2%. Si tratta di performance lontane dai successi ai quali la Cina aveva abituato gli operatori. Gli investimenti, intanto, rallentano e i consumi non crescono quanto atteso e dovuto. Gli scambi commerciali ne risentono, con flessione sia delle esportazioni che delle importazioni. Un problema, visto che da sempre è la fiducia degli investitori a guidare la Borsa. E ora la fiducia in Cina è legata all’urgenza di un nuovo pacchetto di stimoli del Governo all’economia.
L’inflazione, nel frattempo, ha rallentato il passo a settembre. I prezzi al consumo sono aumentati, infatti, dell’1,9% il mese scorso su base annuale rispetto al 2% di agosto. La produzione manifatturiera in Cina è cresciuta collocandosi tuttavia in un’area di contrazione per il secondo mese consecutivo, anche se in misura inferiore rispetto ad agosto. L’indice Pmi dei direttori d’acquisto è salito il mese a scorso a 49,8 punti dai 49,2 di agosto (una cifra inferiore a 50 punti segna un rallentamento dell’attività rispetto al mese precedente, un numero superiore indica espansione). L’altro indice Pmi pubblicato da Hsbc si è attestato invece a 47,9 a settembre, in contrazione per l’undicesimo mese consecutivo, anche se con un calo più lieve rispetto ad agosto (47,6).
La frenata indiana
L’ultimo rapporto dell’Fmi segnalava per l’India una contrazione generale e una clamorosa revisione della crescita indiana. Soltanto tre mesi fa la sua variazione era stata prevista al 6,1%, ora è scesa addirittura al 4,9% per il 2012, la percentuale più bassa da 10 anni. Evidentemente la flessione indiana è maggiore di quanto lo stesso istituto di Washington avesse previsto. Un segnale di come la situazione nel paese stia peggiorando è arrivato dal comparto dell’auto che, di solito, dà una buona indicazione di quanto stia crescendo la ricchezza di uno stato. La Fderazione indiana dei costruttori di auto (Siam) ha sensibilmente ridotto le stime sul mercato delle quattroruote di quest’anno. Adesso si aspetta un rialzo limitato all’1-3% rispetto a previsioni precedenti che parlavano 10% -12%. La Siam ha motivato la revisione con il rallentamento dell’economia e gli elevati prezzi del carburante. Se queste previsioni si rivelassero esatte sarebbe il peggior anno per il mercato dell’auto indiano dalla crisi finanziaria del 2008-09, quando c'era stato un incremento limitato allo 0,18%.
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