Una debole economia non porta necessariamente a un mercato azionario depresso. Anche se l’andamento della congiuntura è anemico e i risultati societari non sono soddisfacenti, infatti, secondo gli operatori sui listini è ancora possibile trovare delle società che possono regalare soddisfazioni agli investitori e anche dare un tonico agli indici. Un esempio in questo senso arriva dall’Europa dove il paniere Msci della regione, da inizio anno (e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 13%.
L’economia non va…
Eppure il quadro clinico mostra un’area tutt’altro che in salute. Continua, per esempio, ad aumentare il livello del debito pubblico. Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel secondo trimestre di quest’anno la media dell’Eurozona ha raggiunto il 90% del Pil (era 88,2% alla fine del primo trimestre) e quella dell’Ue a 27 paesi l’84,9% (dall’83,5% di marzo). Il debito italiano si conferma il secondo più grande, pari al 126,1% del Pil, dopo quello greco (150,3%) e appena superiore a quello portoghese (117,5%). I titoli di debito rappresentavano, a fine giugno, il 78,6% del debito dell’Eurozona. I crediti erano pari al 18,6% e i depositi al 2,8%. Gli aiuti finanziari ai paesi in difficoltà sono ammontati all’1,6% del Pil dell’Eurozona.
La regione, intanto, è sprofondata ancora più nella crisi: a ottobre l’indice dei responsabili degli acquisti elaborato da Markit Economics ha subito un nuovo e inatteso calo, a 45,8 punti da 46,1 punti di settembre (ogni risultato sotto 50 indica recessione), segnando il valore più debole da 40 mesi a questa parte. La contrazione del Purchasing Managers Index (Pmi) riflette un calo dell’attività tra le imprese dell’industria manifatturiera, mentre nel terziario la dinamica è risultata più stabile. Gli analisti si attendevano che l’indice Pmi risalisse leggermente, a 46,4 punti. “Questi sono gli ultimi dati di un quadro più generale che riguarda l’Europa e che sta condizionando le aziende e i consumi delle famiglie”, spiega Ken Perkins, analista di Morningstar. “Le imprese continuano a cercare sistemi per controllare i costi e devono fare i conti con un aumento della concorrenza interna, soprattutto sul fronte dei prezzi. I privati, invece, adattano le loro priorità all’evolversi della situazione”.
…ma la Borsa si
Per quanto riguarda la Borsa tutto questo si è trasformato in un buon andamento del comparto dedicato ai beni di consumo per la casa a scapito degli altri. Negli ultimi tre anni il sottoindice Stoxx 600 Personal & Household Goods ha guadagnato il 17,4% (annualizzato) contro il +1,2% fatto segnare dal paniere generale. “Questo andamento non deve sorprendere”, continua Perkins. “Ci sono spese alle quali le famiglie non si sottraggono a prescindere dalla situazione macroeconomica”. Allargando il discorso, quindi, si può dire che, nonostante le pessime condizioni congiunturali, il mercato cresce grazie ad alcuni buoni titoli. Va aggiunto, comunque, il supporto dato dalle maggiori banche centrali (fra cui quella europea) con i loro piani anticrisi.
Le scelte operative
In questa situazione, secondo gli operatori è possibile individuare aziende che potrebbe valere la pena tenere in portafoglio. “Ci sono alcune società, ad esempio, che sono in grado di aumentare i profitti durante i momenti difficili dell’economia grazie al lancio di nuovi prodotti sul mercato”, spiega David Hollond, responsabile degli investimenti di American Century Investments. “Ci sono poi aziende che sono in grado di accrescere le loro quote di mercato nei momenti di difficoltà congiunturale. Un esempio classico sono le catene di negozi che vendono prodotti a basso costo”.
Ci sono poi quelle società che gli analisti chiamano Secular growers. “Si tratta di quelle aziende che possono aumentare i guadagni grazie a cambiamenti tecnologici, sociali ed economici che durano anni”, continua Hollond. “Un esempio sono le società di software per uso ospedaliero che, spesso, possono contare su iniziative dello stato per digitalizzare il sistema sanitario e risparmiare costi”. Il quarto elemento che può guidare la corsa dei listini è quello delle acquisizioni. “Le ondate di consolidamento possono portare a una maggiore efficienza e al risparmio sui costi, oltre ad aprire nuove linee di business, come dimostra l’acquisto di società biotecnologiche da parte di case farmaceutiche tradizionali”.
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