L'Italia scruta nei seggi Usa

La riconferma alla presidenza Usa di Obama, dicono gli analisti, potrebbe fare bene al titolo Fiat. Se vince Romney, meglio avere Finmeccanica e i petroliferi. 

Marco Caprotti 31/10/2012 | 17:12
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Un occhio ai grafici e uno alle televisioni. Anche Piazza Affari seguirà attentamente le elezioni presidenziali americane che si terranno il 6 novembre. L’esito della chiamata alle urne che dovrà stabilire chi fra l’attuale presidente Usa, Barack Obama, e lo sfidante, Mitt Romney, nei porssimi quattro anni abiterà alla Casa Bianca è tutt’altro che scontato e, oltre che sull’equity americano (per un approfondimento clicca qui), potrebbe avere delle conseguenze sull’andamento di alcuni titoli italiani.

Obama vs Romney
I programmi elettorali dei due candidati non potrebbero essere più diversi. Obama intende promuovere una ripresa dell’occupazione attraverso un maggiore impegno del governo in termini di spesa pubblica mentre ha annunciato che continuerà la sua campagna per sostenere il comparto auto. Sul fronte fiscale, invece, il presidente in carica vuole proseguire nel sostegno al ceto medio-basso, anche attraverso una maggiore imposizione fiscale per le classi più abbienti. Sul fronte energetico punta invece sulle fonti alternative. Lo sfidante, con il suo programma chiamato “Believe in America”, vuole creare nuova occupazione, aumentare il commercio, la produzione energetica (con nucleare, carbone e petrolio), arrivare a una maggiore flessibilità del lavoro, diminuire il deficit federale e tagliare la spesa pubblica.

“La politica economica di Obama sembra essere incentrata più su un ampliamento della spesa pubblica come unica fonte di sostegno all’occupazione, mentre per Romney le manovre più incisive riguardano il lato delle entrate, ovvero il taglio delle tasse”, spiegano Filippo Diodovich e Vincenzo Longo, analisti di IG, società specializzata nei Cfd (Contract for diffrence) che hanno condotto una ricerca sugli scenari previsti per il dopo-elezioni. “E’ difficile dire in anticipo quale possa essere più efficace in un orizzonte temporale di medio termine. La nostra opinione è che la scelta di Obama potrebbe avere un impatto imminente sui consumi, dato che l’occupazione è alla base della sua politica economica. Romney, invece, ritiene che la forte riduzione dell’imposizione fiscale a imprese e famiglie possa essere da stimolo sia per un’accelerazione nella crescita di nuovi impieghi che per un marcato incremento nella spesa per consumi. A nostro avviso, però i livelli già particolarmente bassi delle imposte, non potrebbero avere gli effetti sperati sulla crescita dell’economia”.

Fiat se vince Obama
Dal punto di vista operativo le scelte degli elettori americane avranno effetti anche a Piazza Affari. “In Italia, ci aspettiamo che la particolare attenzione al settore automobilistico da parte di Obama possa trainare le quotazioni di Fiat”, dicono Diodovich e Longo. “La partecipazione in Chrysler, infatti, potrebbe porla in posizione di vantaggio rispetto ai competitor europei potendo contare su un bacino di utenza importante per un’economia che, nonostante il rallentamento globale, cresce ancora del 2%. Attenzioni particolari potrebbero riguardare anche Fiat Industrial, che potrebbe beneficiare della fusione con la sua controllata Cnh”.

Finmeccanica e oil per Romney
La strategia sarà diversa se vincerà Romney. “In Italia sarà Finmeccanica il titolo che potrebbe beneficiare di più dalla vittoria del repubblicano”, dicono i due analisti. Il prezzo del titolo potrebbe spingersi, entro fine anno, fino sulla soglia psicologica dei 5 euro. Da segnalare anche un probabile effetto positivo sul comparto petrolifero italiano (Eni, Saipem e Tenaris)”.

Non solo Usa
Le scelte di investimento (e non solo per quanto riguarda l’Italia), tuttavia, non dovranno tenere conto solo delle elezioni Usa. “Il risultato delle urne americane di sicuro avrà un impatto sul mercato, ma è soltanto uno degli elementi critici che gli investitori devono considerare”, spiega uno studio di Dreyfus. “Un elemento di preoccupazione è il rallentamento dell’economia cinese, visto che, negli anni passati, la corsa del colosso asiatico è stata fondamentale per trainare i mercati globali. Ci sono poi i dubbi legati alla crisi del debito in Europa la cui soluzione è ancora difficile. La stessa America non guarda alle elezioni come all’unico fattore determinante. In cima all’agenda degli operatori ci sono anche una crescita che va a rilento e la vicina scadenza degli incentivi fiscali promossi da Bush che coincideranno con i tagli automatici alla spesa per tenere sotto controllo il debito”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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