La situazione macro in Italia peggiora ancora e i mercati, stavolta, si preoccupano sul serio. L’indice Msci relativo alla Pensiola, che fino a un paio di mesi fa sembrava immune alle notizie di recessione del paese, nelle ultime quattro settimane (fino al 4 novembre e calcolato in euro) ha perso il 2,2%, portando la performance da inizio anno a +6,3%.
Le vendite sono guidate dalle ultime fotografie sul quadro congiunturale tricolore scattate da più angolazioni. Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil, per esempio, ha registrato un nuovo record. Secondo i dati diffusi dall’Eurostat, nel secondo trimestre del 2012 il debito/Pil italiano è salito al 126,1% dal 123,7% dei primi tre mesi dell’anno. Tra i Paesi della zona euro solamente la Grecia ha un rapporto maggiore di quello del Belpaese (al 150,3%). In generale, le previsioni non sono entusiasmanti.
Per il 2012 l’Istat prevede una riduzione del prodotto interno lordo italiano pari al 2,3%, mentre nel 2013, nonostante un moderato recupero dell’attività economica nel secondo semestre, la variazione media annua resterebbe leggermente negativa (-0,5%). La domanda estera potrebbe essere, in entrambi gli anni, la principale fonte di sostegno alla crescita, con un contributo rispettivamente pari al 2,8% e allo 0,5%, mentre il contributo della domanda interna è previsto rimanere negativo sia nel 2012 (-3,6%) sia nel 2013 (-0,9%).
Meno spese e più disoccupazione
La spesa privata per i consumi potrebbe registrare nell’anno in corso una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la spesa delle famiglie dovrebbe essere ancora in calo (-0,7%), a seguito delle continue difficoltà sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi. Gli investimenti fissi lordi dovrebbero diminuire del 7,2% nel 2012, per effetto di una forte riduzione delle uscite da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche. Nel 2013, le prospettive di una ripresa della produzione e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito potrebbero arrivare ad un rallentamento della caduta (-0,9%).
L’aumento dei posti di lavoro osservato a partire dalla fine del 2011 avrà come effetto un incremento del tasso di disoccupazione previsto per quest’anno (10,6%), visto che molti dei posti creati allora andranno persi. Nel 2013 la percentuale dei senza lavoro può continuare a salire (11,4%). Un trend che potrebbe avere effetti di lunga durata. “Il rallentamento del commercio mondiale e il possibile riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per queste previsioni”, conclude l’Istat.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.