“Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così”, cantava Paolo Conte accompagnato solo dal suo piano. La stessa “espressione un po’ così” che avranno avuto in molti nel leggere alcune previsioni economiche recentemente pubblicate dalle più importanti organizzazioni mondiali. In un mondo in cui è difficile sapere cosa accadrà fra tre mesi, infatti, c’è chi azzarda previsioni a cinque e addirittura a cinquant’anni. Il primo, è il caso del Fondo monetario internazionale, che come di consueto pubblica semestralmente le proprie previsioni sull’economia globale nel documento World Economic Outlook (WEO).
L’ultima edizione, rilasciata la settimana scorsa, ha però riservato non poche sorprese. Partiamo dalle stime sulla crescita del Prodotto interno lordo di Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna. Secondo l’Fmi, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia usciranno dalla recessione nel 2014, registrando progressi consistenti entro il 2015. Ma le economie più brillanti saranno Grecia e Irlanda, che supereranno la fase critica legata al regime di austerità e alla preservazione dell’unione monetaria e nel 2016 avanzeranno rispettivamente del 3,8% e del 2,9%. La Germania, incredibilmente, conseguirà quell’anno un’espansione tra le più basse del continente.
Previsioni Fmi sul Pil dei paesi europei fino al 2017
Fonte: Fondo monetario internazionale
Delle stime che hanno fatto non poco discutere gli addetti ai lavoro. “So cosa state pensando mentre leggete questi numeri: è stupendo!”, commenta sarcastico Anthony Doyle, dell'area reddito fisso di M&G Investments. “E che cosa succederà al mercato del lavoro di questi paesi? Niente paura, l’Fmi ha pensato anche a questo e ha un’altra buona notizia: la disoccupazione diminuirà in tutta Europa (forse gli operai smetteranno di cercare lavoro, chi lo sa, o forse assisteremo a una migrazione di massa)”. Inoltre, secondo il report, tutti gli sforzi della Banca centrale europea le consentiranno alla fine di raggiungere l’obiettivo prioritario della sua politica monetaria: un’inflazione appena al di sotto del 2% nel medio periodo.
“Povera” Germania
L’Fmi è comunque in buona compagnia. Anche secondo un recente studio dell’Ocse (Organisation for Economic Cooperation and Development), Berlino incontrerà difficoltà negli anni a venire. Quello che stupisce, in questo caso, è l’ampiezza temporale. L’Ocse si lancia infatti in una previsione secondo cui nei prossimi 50 anni, la Germania segnerà una crescita annua media dell’1,3%, migliore solo a quella del Giappone (1,1%).
Secondo lo studio, nemmeno l’Italia se la passerà molto bene, con una crescita media pari all’1,4%, stesso risultato di Grecia e Portogallo. Il problema principale, si legge nel report, è l’invecchiamento della popolazione che eserciterà una pressione al ribasso sull’input di lavoro e sulla produttività. E l’Italia quanto a invecchiamento è al top tra i paesi Ocse, terza dopo, appunto, Giappone e Germania.
Qualcosa non torna
“Pare dunque che nel 2017 il posto migliore in cui vivere in Europa sarà la Grecia”, prosegue Doyle. “Un tasso di disoccupazione in rapido calo, un’inflazione modesta e una crescita fra le migliori nella regione: cosa volere di più? Senza contare che lì la vita ora costa meno, dal momento che i prezzi delle case sono scesi del 21,6% dai livelli massimi”.
Eppure, qualcosa non torna. “Ma allora perché i greci se ne vanno?”, si chiede il gestore. Infatti, secondo gli ultimi dati dell’Istituto tedesco di statistica, nel 2011 la Germania ha vissuto il più alto tasso di immigrazione in oltre 15 anni, arrivando a contare quasi un milioni di nuovi stranieri. Manco a farlo apposta, il flusso più cospicuo è proprio formato dai greci, seguiti dagli spagnoli. Che non abbiano fiducia nelle stime del Fondo monetario internazionale?
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