Il consumo alimentare è in crescita. Al riguardo vi sono pochi dubbi al riguardo. Entro il 2050 la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i nove miliardi di persone, dai sette miliardi di oggi. Il mondo avrà bisogno di trovare un modo per alimentare queste nuove bocche. Inoltre, una parte sempre crescente dei raccolti verrà convertita in biocarburanti, il che significa che la produzione agricola avrà probabilmente bisogno di raddoppiare nei prossimi trent’anni. Al fine di soddisfare la domanda, quindi, gli agricoltori dovranno trovare il modo di aumentare la produttività del proprio lavoro, visto che i terreni fertili sono quasi tutti già in uso.
Commodity sensibili agli schock
Nel 2008, le commodity agricole balzarono in contemporanea allo scoppio di diverse rivolte nei paesi in via di sviluppo, dopo che l’Onu aveva ammesso che nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che soffrono la fame. Nel 2010, una serie di incendi in Russia, che spinsero il governo verso l’embargo all’esportazione del grano, creò una spirale dei prezzi dei cereali. Quest’anno è stato invece il turno della peggiore siccità negli Stati Uniti dell’ultimo mezzo secolo, che ha flagellato il midwest americano e che ha costretto lo scorso 30 luglio il Dipartimento dell’agricoltura a tagliare di oltre la metà le stime per i raccolti di mais e di soia. Senza dimenticare la legislazione ambientale food for fuel (cibo per carburanti), che assicura rifornimenti all’industria dei bio-carburanti. Insomma, le ragioni di breve termine sono diverse di volta in volta, ma i risultati sono gli stessi: l’approvvigionamento alimentare globale è oggi molto sensibile agli shock e quindi più volatile che in passato.
Oppurtinità nel lungo periodo
La Banca mondiale stima che la domanda di cibo aumenterà del 50% entro il 2030, soprattutto a causa della crescita della popolazione e del cambiamento nei regimi alimentari. Crescita economica e benessere in aumento nei paesi emergenti, come la Cina, l’India e il Brasile, stanno permettendo a un gran numero di persone di migliorare la loro dieta con l’aggiunta di più proteine, cioè carne e prodotti lattiero-caseari, il che sta facendo lievitare i prezzi di questi articoli. A sua volta, la richiesta di carne ha un significativo impatto trainante sulla domanda di grano, sotto forma di mangime. In effetti, ci vogliono sette chili di grano per produrre solo un chilogrammo di carne.
Pertanto, anche piccoli cambiamenti nel consumo di animali possono avere un impatto significativo sulla domanda di cereali.
Il ruolo della tecnologia
“Tuttavia, l’aumento della domanda non è sinonimo di aumento dei prezzi dei cereali, perché i progressi nella tecnologia possono migliorare la resa dei raccolti”, spiega Alex Bryan, analista di Morningstar, in una recente nota. “Non a caso, le aziende leader nel settore, come Monsanto, Potash Corporation of Saskatchewan e Deere, sono già in prima linea in questo senso. Solo in assenza di progressi tecnologici, quindi, queste tendenze spingeranno i prezzi delle materie prime agricole più alto”, afferma Bryan.
I prezzi agricoli influenzano l’intero settore
“I prezzi delle materie prime agricole hanno un impatto significativo sulle prestazioni della maggior parte delle aziende del settore, visto che il reddito dei propri clienti e quindi la domanda di attrezzature, come i trattori, i fertilizzanti e le sementi, sono spesso dettati da questi prezzi”, prosegue la nota. Tuttavia, i prezzi delle soft commodity non raccontano tutta la storia. “Per esempio, la siccità fa aumentare il prezzo del grano, ma al tempo stesso riduce le dimensioni del raccolto, il che può abbassare il reddito degli agricoltori e la loro domanda di attrezzature e prodotti chimici. Di conseguenza, la performance delle aziende possono differire dai prezzi dei prodotti agricoli”.
La terra in portafoglio
È quindi importante capire che una cosa è puntare semplicemente sul prezzo delle materie prime alimentari, altra è inserire nel proprio portafoglio aziende che lavorano nel settore agricolo. Per percorrere la prima strada, la via più semplice sono gli Exchange traded commodity (Etc). Su Borsa Italiana sono ad oggi quotati due Etc dedicati al bestiame (Etfs Lean Hogs e Etfs Live Cattle), sette Etc specifici per altrettante materie prime agricole (dalla soia, al grano, al caffè, allo zucchero, ecc.) e un Etc più ampio che replica il Db Agriculture Booster Eur Index. Per investire nelle aziende del settore, invece, in Italia sono disponibili alla vendita otto fondi comuni (vedi tabella).
Fondi disponibili in Italia della categoria Morningstar Azionari Settore Agricoltura per rendimento da inizio
Dati in euro al 9 novembre 2012, al lordo dell'imposta sul Capital Gain
Fonte: Morningstar Direct
*Questo articolo è stato pubblicato su TuttoFondi in data 17 novembre 2012.
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