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L'Europa non spegne l'allarme crescita

I progressi fatti da politica e Bce e la calma dei mercati, dicono gli operatori, non devono illudere gli investitori. La situazione resterà precaria. Ma le occasioni d'acquisto non mancano. 

Marco Caprotti 13/12/2012 | 12:31
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Meglio non farsi illusioni sull’Europa. Nonostante la relativa calma registrata dai mercati nelle ultime sedute, dicono gli operatori, l’allarme per la situazione di crisi del Vecchio continente non è ancora cessato. “Affinché l’Unione europea torni a poggiare su fondamenta stabili e credibili sarà necessario attuare tre misure fondamentali”, dice Andreas Utermann, Global chief investment officer di Allianz Global Investors: “Estendere la funzione della Bce di prestatore di ultima istanza a tutti i paesi, compiere ulteriori passi verso l’unione fiscale e raggiungere un accordo sull’unione bancaria al fine di eliminare l’interdipendenza tra bilancio pubblico e sistema bancario”.

Sull’ultimo punto in particolare, sono stati fatti dei passi avanti nelle ultime ore con l’accordo Ecofin sulle regole del meccanismo unico di sorveglianza bancaria. La Bce non assumerà pienamente le proprie funzioni dal primo gennaio 2014, la data sulla quale si erano impegnati i capi di Stato e di Governo, bensì tre mesi più tardi, dal primo marzo. La ricapitalizzazione diretta delle banche, nel quadro dei salvataggi del Fondo anti-crisi (Esm) potrà avvenire prima, sulla base di decisioni caso per caso. La Bce potrà vigilare direttamente su circa 200 banche, le altre saranno sotto il controllo delle autorità nazionali, ma la Bce avrà la facoltà di intervenire in qualsiasi momento.

La sirena continua a suonare
Quello che preoccupa di più è la situazione macro. Secondo l’ultimo Bollettino mensile della Bce, la debolezza dell’economia nell’area dell’euro “dovrebbe protrarsi anche il prossimo anno” a fronte degli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori finanziario e non, nonché per la persistente incertezza che, uniti,  “continueranno a gravare sull’attività economica”. Nella riunione di dicembre, intanto, la Bce ha lasciato invariati i tassi allo 0,75%. “Secondo le indiscrezioni, però, buona parte dei membri del consiglio sarebbe stata favorevole a un abbassamento”, dicono da Banca Intermobiliare (Bim). “Nei prossimi mesi un taglio diventerebbe probabile solo in caso di ulteriore rallentamento dell’economia europea, soprattutto da parte dei paesi guida”. La Bce ha inoltre rivisto le previsioni per l’economia dell’Eurozona nel 2013, abbassando le stime da +0,3% a -0,3%. “L’Europa non ha una politica attiva di crescita per l’anno prossimo”, dice uno studio firmato da Saumil Parikh, gestore e membro del comitato di investimenti di Pimco. “L’austerità fiscale, anche se sarà meno severa che in passato continuerà ad essere una zavorra. La diminuzione dei crediti da parte di banche e privati saranno ancora una realtà con cui fare i conti mentre l’aumento della produttività non sarà abbastanza generalizzato da portare a una crescita degli investimenti che possa compensare i tagli alla spesa pubblica”. Per il 2014, invece, l’Eurotower vede il Pil (Prodotto interno lordo) europeo in crescita dell’1,2%, significativamente sopra le stime della Commissione europea.

La seconda lettura dell’indice Pmi servizi di novembre, intanto, ha fatto registrare un netto miglioramento, da 45,7 a 46,7, contro il 46 del dato di ottobre. L’aggiornamento al rialzo è stato interamente dovuto al dato tedesco, rivisto di quasi due punti a 49,7. La revisione ha influito positivamente anche sul Pmi composite europeo, passato dal 45,8 della prima lettura a 46,5.  “Il livello degli indici, comunque, resta coerente con un Pil in contrazione tra fine 2012 e inizio 2013”, continuano da Bim. La produzione industriale di ottobre ha deluso in tutti in paesi. Migliorano i dati sul sentiment degli investitori. L’indice Zew tedesco di dicembre è salito decisamente oltre le attese, da -15,7 a +6,9 nella componente aspettative. Buono anche il dato relativo all’intera area Euro, che recupera leggermente a -16,8.

Le scelte operative
Secondo Greg Aldridge, gestore del Global growth fund di M&G,  la strategia migliore è quella di operare con un attento stock picking. “Nella regione ci sono tante aziende che hanno una strategia globale e che quindi non dipendono dagli umori della congiuntura del Vecchio continente”, spiega. “Molte di queste società hanno valutazioni interessanti. Se si crede a una ripresa dell’economia globale, allora possono rappresentare una scelta interessante”.

Predica cautela, soprattutto per quanto riguarda i prezzi dell’equity europeo in generale, Richard Golod, direttore delle strategie globali di investimento di Invesco. “Io credo che le azioni abbiano un valore corretto”, spiega in uno studio. “I multipli rispetto agli utili attesi per i prossimi 12 mesi stanno raggiungendo il valore di 11. In pratica vuol dire che gli investitori sono disposti a pagare 11 volte i guadagni attesi nel prossimo anno: è il livello più alto registrato dal 2010. Questo significa che lo spazio di crescita, se non ci saranno miglioramenti nelle stime di utili, è ridotto. Secondo me gli investitori dovranno continuare a concentrarsi sui titoli delle aziende più grandi che pagano dividendi”.  

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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