India, le riforme necessarie

L’economia è molto dipendente dagli investimenti esteri. Il governo apre agli stranieri nel settore della distribuzione. Ma il mercato chiede ulteriori cambiamenti.

Valerio Baselli 17/12/2012 | 14:38
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Il mercato azionario indiano è notoriamente molto volatile. Perciò gli investitori che considerano un’esposizione verso l’India dovrebbero avere una propensione al rischio elevata. L’equity indiana è stata tra le asset class più performanti del mondo nel 2010, tra le peggiori nel 2011 ed è sulla buona strada per essere ancora una volta tra le migliori nel 2012. La volatilità dei rendimenti può essere in parte spiegata dalla forte dipendenza dell’India dai flussi provenienti dall’estero per gli investimenti e la crescita. Quando i mercati sono in uno stato d’animo risk-off, i flussi esteri si trasformano rapidamente in deflussi dalle azioni indiane. Inoltre, i flussi stranieri, in combinazione col disavanzo delle partite correnti indiane, determina l’andamento altalenante della rupia e, di conseguenza, dei fondi azionari indiani che non hanno copertura dal rischio valutario.

“Pur essendo in crescita di oltre 20 punti percentuali da inizio anno, l’indice Msci India è attualmente scambiato con un P/E ratio (rapporto prezzo-utili) al di sotto della sua media quinquennale”, afferma Patricia Oey, analista Etf di Morningstar, in una nota. “Guardando al futuro, pensiamo che ci siano una serie di fattori che potrebbero guidare il mercato al rialzo nel breve e medio termine”.

Tutto dipende dalle riforme
La settimana scorsa, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha ricevuto il sostegno della Camera alla sua proposta di consentire agli investitori stranieri di detenere una quota di maggioranza nei supermercati che operano in India. Il piano era già stato presentato nel novembre del 2011 ma era poi stato ritirato in seguito alle proteste dei partiti di opposizione e dei piccoli commercianti. Subito dopo, il mercato azionario indiano era crollato proprio a causa della mancata riforma, che avrebbe aiutato la crescita economica.

“La speranza è che il voto della settimana scorsa sulla grande distribuzione alimentare possa essere il primo passo verso una serie di riforme sugli investimenti esteri”, prosegue Oey, “che come annunciato dal governo nel settembre di quest’anno, possa toccare anche il settore dei trasporti, quelli energetico, assicurativo e previdenziale”.

Infatti, un altro aspetto positivo è il miglioramento delle prospettive della società energetica Reliance Industries, la più grande azienda privata indiana, che fa la parte del leone nella composizione dei benchmark indiani e quindi anche degli Exchange traded fund dedicati all’India. Dopo numerosi ritardi in merito all’autorizzazione per poter scavare nuovi pozzi, il Ministero dell’energia indiano ha firmato un programma di 6 miliardi di dollari per l’esplorazione nel Golfo del Bengala.

I rischi
“Un rischio reale nel breve termine è uno stallo nel programma di riforme”, commenta l’analista di Morningstar. “In vista delle elezioni del 2014, i politici potrebbero prendere una posizione più populista, che rallenterebbe i piani di liberalizzazione degli investimenti stranieri e potenzialmente potrebbe ostacolare gli sforzi per tagliare il deficit fiscale. Inoltre, l’attuale tasso d’inflazione limita anche la capacità della Banca centrale di attuare politiche più favorevoli alla crescita”.

A lungo termine, invece, i fattori che potrebbero frenare la crescita economica in India potrebbero essere la sconcertante burocrazia, le infrastrutture carenti, la povertà diffusa e il basso tasso di alfabetizzazione. “Il settore industriale, che conta il 20% del Pil, rimane schiacciato da leggi sul lavoro troppo restrittive e norme fiscali complicate”, si legge nella nota di Oey. “Il settore agricolo, che dà lavoro al 50% della popolazione, continua ad essere altamente inefficiente. Infine, l’India importa il 70% del suo fabbisogno di petrolio, il che rende l’economia molto sensibile alle oscillazioni del barile”.

L’offerta italiana
Gli investitori italiani possono scegliere tra cinque Etf dedicati all’India, tre che replicano l’Msci India e due che tracciano l’indice S&P Cnx Nifty, costituito da 50 azioni appartenenti a 22 differenti settori dell’economia indiana. Gli analisti di Morningstar invitano, sempre e comunque alla cautela, quando si sceglie un fondo specializzato su un singolo paese, soprattutto se emergente, e suggeriscono di dedicare al massimo una piccola porzione di un portafoglio molto diversificato.

 

Etf quotati su Borsa Italiana dedicati al mercato indiano per rendimento da inizio anno

 

Dati in euro al 14 dicembre 2012 (calcolati sui prezzi di Borsa Italiana), al lordo dell’imposta sul Capital gain
Fonte: Morningstar Direct

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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