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Sotto l’albero, l’asset allocation

La fine dell’anno è tradizionalmente vista come il periodo ideale per rivedere il proprio portafoglio e fare eventuali ribilanciamenti. Ecco alcuni semplici consigli.

Valerio Baselli 18/12/2012 | 10:23
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La fine dell’anno è dietro l’angolo. Tra panettoni, regali e brindisi, molti investitori guardano tradizionalmente questo periodo come quello più indicato per fare il punto sui propri investimenti e, eventualmente, rivedere il proprio portafoglio. A dirla così, sembra facile. Eppure, l’attività di monitoraggio e di eventuale ribilanciamento non è così scontata; non a caso, in molti casi viene delegata a un professionista. Per chi invece preferisce gestire personalmente le proprie finanze, ecco cinque semplici passi che possono aiutare nell’effettuare un controllo periodico.

Cosa si vuole
Il primo passo da compiere è avere bene in testa quali siano gli obiettivi di investimento, che vanno di pari passo con l’orizzonte temporale e quindi con l’età e la propensione al rischio. Senza entrare nei dettagli, questo vuol dire sapere quale percentuale dei propri risparmi dedicare alle azioni, quale alle obbligazioni e quale alla liquidità. È chiaro che l’asset allocation obiettivo varia col passare del tempo.

Cosa si ha
Una volta deciso cosa si vuole, occorre vedere cosa si ha. Attenzione, non è così scontato come potrebbe apparire, soprattutto perchè la maggior parte dei fondi non sono puri azionari o obbligazionari. Non è raro trovare fondi azionari, ad esempio, che detengano anche una parte di liquidità. Questo dipende dalle condizioni del mercato; in alcuni momenti, infatti, i gestori possono aumentare o diminuire la propria allocazione in liquidità. Per sapere esattamente cosa si ha in portafoglio, ci sono strumenti appositi (ad esempio sul sito www.morningstar.it).

Formulare un piano di ribilanciamento
Se si ha in tasca quello che si vorrebbe in termini di asset class, settori e regioni, il lavoro è fatto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi saranno necessari alcuni cambiamenti. Prima di cambiare, comunque, è sempre meglio fare delle simulazioni per vedere quale sarebbe esattamente l’asset allocation che si avrebbe inserendo ad esempio un nuovo fondo, tenendo a mente come già detto che raramente i fondi sono puramente azionari o obbligazionari. Inoltre, prima di liquidare posizioni è bene anche domandarsi quali possano essere gli effetti fiscali del ribilanciamento.

Programmare periodiche revisioni
Ci sono di solito due scuole di pensiero sui ribilanciamenti: farli periodicamente, ad esempio ogni dicembre, oppure solo quando ci si accorge che l’asset allocation che si ha è molto distante da quella che si vorrebbe, magari a causa di un crollo o di un rally di mercato. Forse, la soluzione sta nel mezzo: rivedere il proprio portafoglio almeno una volta all’anno, ma ribilanciarlo solo nel caso in cui sia davvero lontano dalla composizione desiderata. In questo modo, si minimizzano i costi di transazione.

Evitare alcuni semplici errori
Quando si costruisce la propria asset allocation, che sia per la prima volta o per un ribilanciamento, occorre tenere a mente quali sono gli errori più comuni e quindi più difficili da evitare. Il primo nemico dell’investitore, infatti, è se stesso, in quanto essere umano in preda, giustamente, alle emozioni. È ovviamente molto difficile non andare nel panico davanti al crollo vertiginoso di titoli che si hanno in pancia oppure non essere tentati di puntare una grossa fetta del portafoglio su quell’asset class che sale ormai da mesi. Tuttavia, ad aiutarci ci sono alcune semplici regole. Innanzitutto, occorre avere sempre un’ottica di lungo periodo, proprio perchè permette di non evitare reazioni come quelle appena descritte, se non in casi eccezionali.

Inoltre, è opportuno non cercare di anticipare i movimenti di mercato, in quanto è molto difficile se non impossibile. Se è andata bene una volta, al 90% la seconda andrà male. Molto meglio quindi scegliere la propria strategia d’investimento, diversificare il portafoglio e puntare su rendimenti meno da sogno, che però nel tempo possono rivelersi costanti.

Altro punto importante è diversificare il più possibile in modo da diminuire il rischio. Attenzione, non è una questione di quanti fondi si hanno in portafoglio, ma di quali. Si possono avere anche venti comparti diversi, ma quello che conta è essere esposti a differenti mercati, settori, valute e regioni.
Infine, prima si comincia a investire, meglio è. Più è lungo il tempo dell’investimento, più si hanno chance di ottenere un redimento elevato, soprattutto se si alimentano gli asset periodicamente (magari tramite un Pac, Piano accumolo di capitale), grazie all’interesse composto. Concetto esemplificato nel famoso trabocchetto in cui si chiede all’investitore se preferisce avere 1.000 dollari al giorno per 30 giorni o un penny che raddoppia di valore ogni giorno per 30 giorni. L’investitore saggio sceglierà la seconda opzione, ritrovandosi con 5 milioni di dollari alla fine dei 30 giorni, rispetto a 30 mila della prima.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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