C’è chi doveva andare in pensione da lì a poco e si è visto allungare la vita lavorativa di qualche anno, chi era ancora nel pieno della carriera ma è stato costretto a rivedere la stima della pensione futura al ribasso oppure chi ancora doveva cominciare a lavorare e ha semplicemente perso la speranza di avere una pensione pubblica che possa garantire una vecchiaia dignitosa. Forse, in passato il sistema previdenziale italiano è stato troppo generoso e un cambiamento era necessario, ma non è certo un segreto che la riforma Fornero abbia modificato radicalmente il rapporto tra gli italiani e la previdenza.
Dente avvelenato
A confermarlo è il 46° Rapporto sulla situazione sociale del paese pubblicato dal Censis, secondo cui l’81% degli italiani esprime un giudizio negativo sulla previdenza (di questi, il 33% un giudizio molto negativo). L’aspetto più impressionante, tuttavia, è la differenza con gli altri paesi europei, soprattutto quelli nordici. Infatti, solo il 32% dei finlandesi giudica negativamente il proprio sistema previdenziale, il 33% dei tedeschi, il 39% nel Regno Unito, e la media dei 27 Paesi della Ue è pari al 55%.
Rispetto a un anno fa, la valutazione negativa degli italiani ha subito un balzo in alto di 25 punti percentuali, dato di gran lunga superiore a quello medio europeo (+2%) e a quello degli altri Stati: Francia (dove il giudizio negativo è diminuito del 12%), Finlandia (-11%), Germania (-8%) e Spagna (-3%). Il 74% degli italiani dichiara che la previdenza è peggiorata rispetto a cinque anni fa, mentre in Finlandia il dato scende al 23%, in Svezia al 40%, in Germania al 41%, nel Regno Unito al 52% e la media Ue è pari al 58%.
Secondo il documento, le aspettative per il futuro della previdenza sono per il 50% degli italiani di ulteriore peggioramento, un dato molto diverso da quello registrato in Finlandia (14%), Svezia (20%) e Francia (23%). C’è una torsione evidente del ruolo sociale della previdenza, si legge nel Rapporto, che agli occhi degli italiani diventa un problema più che una risorsa, un sistema minato dall’interno da contraddizioni, che costa tanto e copre poco, con bassi redditi pensionistici attuali e futuri. Il 68% ritiene probabile che non riceverà una pensione adeguata in futuro, una percentuale che lievita tra i giovani fino al 93%.
Tanto per pochi, poco per gli altri
Inoltre, lo studio sottolinea come il meccanismo retributivo, in base al quale è erogata la quasi totalità delle pensioni vigenti, fa sì che le prestazioni più alte assorbano una quota rilevante di risorse: il 45,5% dei titolari di pensioni più basse (con reddito pensionistico medio mensile di 579 euro) pesa per il 20,4% sull’ammontare totale delle pensioni, mentre il 4,6% dei titolari di prestazioni della fascia più alta (che ricevono in media 4.356 euro al mese) ha un’incidenza di poco inferiore sul totale della spesa (15,7%).
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