Per fare un bilancio dell’anno volto al termine da pochi giorni per i promotori finanziari, non possiamo non partire dalla diatriba scottante del loro obbligo di iscrizione a un doppio albo, l’Apf (albo professionale di categoria istituito nel 2009, i cui promotori registrati sono, sin dal 1991 con la legge istitutiva delle Sim, vigilati dalla Consob) e l’Oam (albo degli agenti in attività di mediazione finanziaria).
Il 14 settembre 2012 gli stessi promotori hanno appreso dalla carta stampata l’obbligatorietà della loro iscrizione nell’elenco di questo secondo albo per promuovere e collocare contratti relativi alla concessione di finanziamenti o servizi di pagamento in forma di operazioni slegate dalla sottoscrizione di strumenti finanziari da parte del cliente. Una doccia fredda, poiché la tutela della categoria era già stato un tema affrontato, sin dall’ottobre 2011 quando l’Anasf (l’associazione nazionale dei promotori finanziari) rispose all’interrogazione del Ministero dell’economia, sottolineando come la norma di un eventuale iscrizione al nuovo albo potesse dare luogo a trattamenti doppiamente onerosi per i promotori.
Il primo dicembre scorso Anasf aveva inviato un ulteriore approfondimento in materia e a maggio 2012 ha partecipato a una nuova consultazione pubblica sullo stesso decreto del Ministero dell’economia. Ancora a luglio, dopo la presentazione del decreto alle Camere per l’espressione del parere prescritto, l’associazione ha dialogato con il Parlamento che si era espresso positivamente a riguardo. Senza darsi per vinta, la categoria è scesa in campo e le relative proposte sono sfociate prima in una raccolta di firme destinata al capo del governo Mario Monti e poi in una serie di emendamenti portati sui banchi del Senato presentati dalla senatrice del Pd, Maria Leddi. Inseriti tra gli ordini del giorno nel decreto legge Crescita 2.0, tre di essi hanno avuto la meglio e il 19 dicembre è stata resa nota l’abolizione della doppia iscrizione.
Voglia di giovani
Un altro tema rilevante sul quale sono state spese energie è stato e lo è tuttora il ricambio generazionale, reintroducendo una forma di tirocinio o praticantato a favore dei giovani. Infatti, la professione risente di un innalzamento progressivo dell’età. Parallelamente è proseguito il programma di Economic@mente – Metti in conto il tuo futuro, promosso dall’Anasf, che ha visto una diffusione più capillare, in oltre 150 classi su 15 regioni. Un’educazione finanziaria che parte dai banchi di scuola ma che è giunta a tutti, grazie anche alla nuova campagna pubblicitaria istituzionale, al nuovo sito e logo dell’albo di categoria.
Mifid 2, l’incognita
Sul versante europeo, poi, il tema della Mifid2, su cui l’associazione di categoria e l’organismo di tenuta dell’albo si sono espressi in merito alla disciplina sugli incentivi, sottolineando gli elementi di qualità del servizio di consulenza agli investitori e presentando i dubbi circa l’abolizione degli inducement. A cominciare dalla Mifid, l’avvento delle normative comunitarie hanno spostato l’attenzione dal prodotto al servizio prestato al cliente, passando così da una logica del prodotto a una di servizio, con finalità di tutela del risparmio e di consolidamento della figura autorevole del promotore in chiave anche di educatore finanziario.
In Gran Bretagna con il 2013 inizia la nuova era della consulenza, ossia agli advisor sarà vietato percepire retrocessioni o pagamenti delle commissioni se non direttamente dal cliente: il cosiddetto modello fee only. Questo cambiamento inevitabilmente impatta anche sull’Italia e sugli altri paesi che ancora si muovono sui due fronti (fee only e fee based). Ma la strada qui è ancora lunga.
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